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C'era una volta un piccolo folletto, che viveva in caverne e boschi inaccessibili . Raramente usciva dai luoghi dove viveva per andare a visitare il resto del mondo . Questo folletto era molto pauroso e titubante, e solitamente non si faceva vedere degli altri e inoltre non aveva piacere a stare insieme agli altri, e gli altri non avevano piacere a stare insieme a lui. Eh già ! Perché il nostro folletto era pieno di problemi, e soffriva terribilmente e pensava e credeva di essere l'unico a soffrire. Era sempre cupo, grigio, mesto, lugubre, avvilito, sconsolato, tetro, insomma un folletto deprimente oltre che depresso. La solitudine era la sua unica compagnia, e a volte il nostro folletto ci discuteva animatamente, ma non riusciva mai a spuntarla. Ma un giorno non andò più a trovarlo neanche lei e il nostro folletto non uscì più, e rimase sempre al letto e... nessuno lo vide mai più. P.S. La solitudine ha come padre Thanatos ( la Morte)e come madre Moria( la Pazzia). Dalla morte non si può tornare indietro! Dalla pazzia si può tornare indietro, ma chi è tornato non lo ha mai visto né incontrato nessuno.
Nonno Elpho
MA QUANTO SEI BRAVO!!!!!.
RispondiElimina...SEI TIUSCITO AD INOLTRARTI ANCHE NEL MONDO FILOSOFICO!!!!..IN OGNI "COMPOSIZIONE"......SALI SEMPRE UN POCHINO PIÙ IN ALTO.......
COMPLIMENTI !!!!
NONNO ALPHIO🤞
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Caro Nonno Elpho, tu sai tenere compagnia!
EliminaBravo io un po' mi ci ritrovo, come un po' tutti. Abbiamo tutti i nostri spettri da affrontare.
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