martedì 16 febbraio 2021

La fallita e farsesca Marcia su Washington di Donald Trump e cosa potrebbe esserci dietro

 

Abbiamo assistito in tv quasi a un tentativo di golpe da parte di Donald Trump, che non accetta di aver perso le elezioni. Questo ovviamente può aver destato una forte emozione e impressione in noi siccome conosciamo gli USA come la più grande democrazia del mondo e allora non ci capacitiamo di come sia stato possibile nel 2021 vedere delle scene del genere. Trump usando come arma i social network ha fomentato per mesi nei suoi sostenitori  sospetto che dall’altra parte c’erano brogli elettorali dovuti anche a una sua visione complottista un po’ particolare che vede i democratici (e naturalmente i repubblicani no) protagonisti di ogni genere di schifezze, cosa peraltro anche possibile ma non si spiega come mai i repubblicani invece dovrebbero essere esenti da ciò quando tutti sanno che le lobbies e i poteri forti sono per loro natura trasversali, non sono né di destra e né di sinistra. Conosciamo bene la retorica “anti massonica” tipica delle dittature, che proibisce un certo tipo di massoneria più democratica per lasciare con le mani libere le massonerie nere. E a questo somigliano le farneticazioni di Trump circa la teoria del complotto QAnon. Ma quello che abbiamo visto somiglia alla scena di un film, un film di pessimo gusto e con una pessima regia. Va anche detto che attorno al Congresso c’erano pochi poliziotti e che alcuni hanno addirittura lasciato entrare i manifestanti scostando i cancelli. Comunque da quel poco che ho visto, oltre a certi figuri travestiti da guerrieri vichinghi, mi ha colpito vedere alcuni che scalavano l’edificio del Congresso con delle corde come se fossero degli esperti di alpinismo. E poi vedere dei rozzi figuri che si siedono sulle sedie riservate ai politici democraticamente eletti e mettendo anche i piedi sul tavolo. Sono immagini che comunque colpiscono e per questo definisco questa crisi come una farsesca marcia su Washington, e Trump sotto sotto non ha affatto rinunciato a fare cose del genere, adesso pare che stia preparando un suo partito per tornare alla carica con le sue corbellerie, tipo i brogli dei quali non si è mai trovata alcuna prova. E inoltre molti anche del partito repubblicano hanno preso le distanze da Trump, per primo il suo vice, e sta rimanendo sempre più solo anche nel suo partito. E ovviamente tutti si sono chiesti il perché e il percome di questa scena, cioè come sia stato possibile tutto questo. Io mi permetto di sottolineare che Trump ha ripetutamente incolpato pubblicamente la Cina del coronavirus, e mi sono chiesto per quale motivo Trump non intenda accettare la vittoria del partito democratico. Ci potrebbero essere dietro dei motivi molto seri e che vanno oltre le apparenze politiche che vediamo. Per esempio il governo USA nel 2017 ha prodotto un documento nel quale si afferma che è interesse strategico degli Stati Uniti attaccare la Russia e la Cina, e letteralmente l’idea sarebbe quella di distruggere la Cina preventivamente prima che si sviluppi ancora, perché ormai la Cina è la prima potenza economica mondiale, mentre la prima potenza militiare sono ancora gli Usa. E se in futuro si avvererà un incubo del genere anche noi europei finiremo ad essere coinvolti, perché siamo alleati degli Usa e se queste sono le intenzioni degli Stati Uniti succederà che in un modo o nell’altro finiranno a trascinarci con loro in questa follia. Si può fare una terza guerra mondiale? Io dico di no, la terza guerra mondiale è un suicidio collettivo e se comincerà metterà in serio pericolo l’esistenza stessa della nostra civiltà. Purtroppo questo è ciò che potrebbe celarsi dietro le apparenze di una crisi politica teatrale e farsesca, e il pretesto potrebbe essere che il coronavirus è colpa della Cina, mentre invece, se è vero che è un virus ingegnerizzato in laboratorio, a farlo sono stati proprio quei poteri forti lobbistici trasversali e transnazionali che non conoscono la destra e la sinistra e neanche l’appartenenza a una singola  nazione o continente.

Fantozzi ragionier Ugo

Juliette Gréco


 Nel 2020 sono morti molti personaggi famosi: uno di questi è juliette Greco.
Nata il 7/2/1927 in Francia e morta nel 2020 sempre in Francia. Cantante e attrice era legata alla corrente dell’esistenzialismo. La sua vita fu fuori del comune.
Nella sua lunga carriera è stata la musa ispiratrice di molti artisti da Miles Davis a jean Paul Sartre, da Jaques Prevert a Serge Gainsbourg e altri.
Ha fatto settant’anni di musica, una giovinezza segnata dall’impegno politico fin da quando giovanissima viene arrestata dalla Gestapo nella Francia occupata dai nazisti, mentre insieme alla sorella cercavano la madre deportata. Aveva solo 15 anni, per 10 giorni fu tenuta prigioniera dai nazisti prima di essere liberata perché poco più che una bambina. A vent’anni si trasferisce a Parigi dove frequenta poeti, pittori, musicisti. Juliette poi interpreta una canzone scritta da Sartre e nasce il suo primo successo. In realtà lei avrebbe voluto fare l’attrice ma il suo destino era un altro. Nel ‘47 in uno stabilimento di Rue Dauphine Juliette scopre per caso, grazie al cappotto poggiato su una ringhiera e caduto da una scala, un’ ampia cantina a volta inutilizzata che il proprietario chiamava “il tunnel”. Juliette e le sue amiche lo trasformano nel posto perfetto per fare musica e ballare mentre discutono di filosofia. Ci vuole solo una settimana perché i curiosi vengano in gran numero a osservare questa nuova umanità chiamata esistenzialisti. Nel ‘49 a 22 anni Juliette canta in un ristorante-cabaret alla moda: Le boeuf su le tout (il bue sul tetto) nel quartiere degli artisti e dei poeti. La notano in molti per la sua voce così particolare ma anche per la sua figura esile, il piglio passionale.
Diventa in breve tempo un’icona imitata e ammirata dalle altre ragazze, come si pettina, come si trucca, gli abiti attillati neri.
A Saint Germain ha una stanza all’hotel La Louisiana, è stato Sartre a permetterle di ottenere l’unica camera con l’acqua calda, la numero 10, al 76 risiede un trombettista che si farà strada, è Miles Davis. È il 1949 : Greco e Davis si ameranno per qualche settimana, poi lui tornerà a New York senza neanche salutare. La consacrazione arriva nel 1954, con il primo concerto della Jolie nome (bel ragazzo), il celebre Music-Hall parigino da cui passano tutti i grandi artisti. Femminista ante litteram, archetipo della donna moderna, di se diceva: “Ero molto più avanti dei miei tempi ero anche oggetto di scandalo assoluto, non cerco mai questo genere di cose, sono così, non posso farci niente”.
Dopo Miles arriva il primo marito, l’attore Philippe Lemaire, padre dell’ unica figlia, nata nel ‘54 (e morta nel 2016 per tumore); vivrà poi una passione con il fondatore della 20th Century Fox, il magnate Darryl Zanuck, 25 anni più vecchio di lei. Le aprirà le porte di Hollywood dove gira tra gli altri, “Le radici del cielo” di John Huston, “Il dramma nello specchio” di Richard Fleischer.
Ma il successo sarà televisivo, nel ‘65, nella serie “Belfagor ovvero il fantasma del Louvre” nel quale è la sensuale e ambigua Luciana Borel, che si scoprirà essere il fantasma, una storia a cui rimase sempre legata. Il secondo marito è Michel Piccoli che lei lascia per “noia”. Il terzo marito, con il quale è rimasta fino alla fine e per più di trent’anni, è Gerard Jouannest, compositore e pianista di Jaques Brel e Barbara uomo elegante e non mondano.
Insieme si erano ritirati in una bella casa a Ramatuelle, nel sud della Francia, dove è morta. Le canzoni che la rendono immortale sono “Si tu t’imagines(1950), poesia di Raymond Queneau, musica di Joseph Kosme, “Lea Feuilles mortes” (1951), parole di Jaques Prevert e musica di Kosma; “Sous le ciel de Paris”(1951), parole di Jean Drejac, musica di Hubert Giraud, “Je hais les dimanches” (1951), parole di Charles Aznavour e musica di Florence Veran; “Il n’y a plus d’apres “(1960), parole e musica di Guy Beart, Jolie Mome (1961), parole e musica di Leo Ferre’; La javanaise (1963), parole e musica di Serge Gainsbourg.

Fata Morgana

venerdì 12 febbraio 2021

Con le mani in pasta..all'uovo

Un bel venerdì di fine gennaio di questo nuovo anno io e i miei compagni del gruppo di gastronomia del centro diurno siamo andati a fare una lezione di cucina in una scuola sita in via Fabio Massimo. Una scuola che è praticamente un appartamento all' interno di un grande palazzo come lo sono tutti quelli che si trovano in quei quartieri del centro di Roma. Mi è sembrata subito molto accogliente, di piccole dimensioni e consiste in un grande ambiente principale che comprende  appunto la cucina e la sala da pranzo, un piccolo ufficio per sbrigare le pratiche burocratiche e un bagno. Tutto qua..... ma un tutto qua veramente da apprezzare. Siamo stati gradevolmente accolti dallo chef, insegnante della scuola e dalla sua assistente, una ragazza giovane, magrolina ma molto carina. Come prima cosa appena siamo arrivati ci hanno subito preso la temperatura, per i motivi che ormai tutti sappiamo, ci hanno fatto lavare le mani, abbiamo indossato la casacca personale e ci hanno mostrato i piatti che saremmo andati a preparare, ovvero due ricette fatte a partire da della pasta fresca all' uovo fatta appunto da noi. Nella pratica pappardelle con ragù bianco di zucca e salsiccia e ravioli di ricotta e spinaci con burro e salvia. Il tutto svolto naturalmente sotto le loro indicazioni e supervisione. Per me personalmente non è era la prima volta in assoluto che facevo queste cose, avendo fatto in passato due corsi di cucina, e per questo motivo mi è risultato abbastanza facile fare l' impasto di uova e farina. In realtà la pasta all' uovo non è per niente difficile da fare, è solo poi un po' faticoso spianarla con appunto mattarello e spianatoia, anche perché  ci hanno spiegato mentre stavamo all' opera che la sfoglia deve essere molto molto sottile, all' incirca 1 mm. Ed è proprio qui la difficoltà, ovvero arrivare a quello spessore..... Ancora mi ricordo quanto mi facevano male le braccia mentre la stendevo. Ci hanno inoltre detto la proporzione tra uova e farina, che deve essere di un uovo per cento grammi di essa. Nel corso della lezione insomma, sempre in gruppo e sotto la guida di professionisti, ognuno di noi ha provato l' ebbrezza ed il piacere di avere le mani in pasta, di sentire l' impasto tra le dita, di toccarlo, di riconoscere gli ingredienti, di coccolarli e di dargli forma finché l' opera d' arte infine non prese vita, una vita che gli abbiamo dato noi, e questo è veramente stupefacente. Mentre lavoravamo, i nostri maestri ci hanno rivelato anche alcuni piccoli ma utilissimi segreti del mestiere, soprattutto la ragazza, che per lavoro è una “sfoglina”, cioè colei che prepara la sfoglia di pasta fresca, ed è davvero una professionista, ce lo ha anche dimostrato nella pratica venendo ad aiutarci uno alla volta durante lo svolgimento del nostro lavoro. Abbiamo inoltre conosciuto “Pino”, che non è una persona, ma uno strumento, cioè quello per stendere la sfoglia, quello che insomma ci toglie gran parte della fatica. Non siamo mai stati lasciati da soli a litigare con l' impasto, ma siamo stati invece accompagnati ed aiutati (non troppo) fino alla fine. Sono stato veramente molto contento e soddisfatto di me stesso e del gruppo, perché ognuno, ovviamente con tempi e tecniche diverse, si è dimostrato capace di fare tutto quello che ci veniva detto di fare. Poi, alla fine di tutto ciò, era arrivata finalmente l'ora di pranzo, cioè il momento di assaggiare ciò che avevamo fatto noi con le nostre mani. Per fortuna non siamo rimasti delusi, perché era tutto eccezionalmente buono, anzi ottimo, e del resto non poteva essere altrimenti data la bravura dello chef e della sua aiutante, ma anche nostra dai..... Siamo stati bravi anche noi! Comunque tra i due piatti quello che mi è piaciuto di più sono state le pappardelle perché il ragù di zucca e salsiccia era veramente super squisito. L' unico inconveniente di questa bella esperienza è stata la presenza di Cristina, la quale ci ha dimostrato per l' ennesima volta di avere un carattere alquanto esuberante e stravagante, e non mi esprimo oltremodo..... Ma comunque rimane una ragazza molto simpatica e di compagnia. Peccato solo che si fa vedere poco, mannaggia a lei!....aaarg!.... Ci ha fatto comunque ammazzare dalle risate quando, durante il pranzo, ci ha raccontato di Lucius, l' enorme alano della signora del piano di sopra, che una sera le è caduto sul  terrazzo. La sua vicina le ha suonato alla porta dicendo: “Mi è caduto Lucius sul tuo terrazzo! Chi? Cosa....?! Aaaaaaaa!!! Cristina ha aperto la finestra, e...... Luciussss! Lui stava lì, in piedi, alto quasi quanto lei, e la guardava.....

White Cosmos

 

venerdì 5 febbraio 2021

Parco degli acquedotti

 


Qualche domenica fa sono stato a fare una passeggiata nel parco degli acquedotti, è ottimo posto per allontanarsi dallo smog ed entrare in contatto con la natura e respirare a pieni polmoni l'aria buona. La presentazione la trovate sul sito completo di storia, mappe ed itinerari: il Parco degli Acquedotti è uno dei polmoni verdi del quadrante sud-est di Roma, vero e proprio crocevia della rete idrica dell'Antica Roma, facente parte del Parco regionale suburbano dell'Appia Antica. Si estende per circa 240 ettari tra il quartiere Appio Claudio, via delle Capannelle e la linea ferroviaria Roma- Cassino-Napoli. Al confine con il parco degli acquedotyti si trova anche uno splendido e grande parco da golf, uno sport ideale per chi ama fare le lunghe passeggiate e praticare uno sport sano all'aria aperta. La zona del parco degli acquedotti  permette di assaporare non solo la natura in tutta la sua innterezza e di dimenticarsi dell'automobile, ma anche di torare indietro all'epoca dell'antica Roma. La tecnica della costruzione di acquedotti raggiunse nell'antichità il massimo livello con i romani, i qual, con ogni probabilità, svilupparono l'esperienza degli etruschi nel campo dell'idraulica, risolvendo probloemi tecnici di notevole importanza . Gli acquedotti romani trasportavano, con pendenza dolce e costante, solo acque sorgive ed erano formati da condotti impermeabilizzati con pozzi d'areazione aperti a intervalli regolari nelle volte.


Blue Jacket