venerdì 26 aprile 2024

Una giornata tipo di Fantozzi ragionier Ugo!

Salve a tutte e a tutti dal vostro auspicabile Fantozzi ragionier Ugo! Oggi vi vorrei portare con me all'interno di una giornata tipicamente fantozziana, dall'alba al tramonto, e vediamo che succede... Innanzitutto mi sveglio, a che ora dipende, sono abbastanza libero di svegliarmi anche un po' tardi e di indugiare nei sogni, dato che a me sognare piace! Anche se, c'è da dirlo, spesso faccio sogni fantozziani tipo sognare la mia ex o altre ragazze che nella realtà mi danno il 2 di picche! Di mattina di solito faccio il mio dovere di Fantozzi mentre ascolto la radio, di solito la radio dei romanisti per ascoltare qualcosa di leggero e poco impegnato, però non mi piacciono molto i discorsi che fa un certo Riccardo Angelini detto Calopeira e io lo insulto dandogli del "becerone". Poi arriva l'ora del pranzo e io non pranzo, ma mi limito a bere un cappuccino della macchinetta del Conad o del Todis o direttamente al CSM di Ponte Milvio. Nel pomeriggio di solito c'è il centro diurno e ci vado con l'autobus, allora vale la pena di raccontare gli strani incontri che faccio sull'autobus, dalla ragazza bionda che piange a comando sul 201 alla thailandese che incontro sul 223. La bionda la incontro di solito all'andata e la thailandese al ritorno. Poi quando ho finito col centro diurno torno a casa sempre con l'autobus e devo fare la spesa per la cena, e vicino a casa mia incontro altri personaggi incredibili come l'operaio ciccione, un signore sovrappeso che ha una camminata molto particolare, e un vecchio ubriacone davanti al Conad con in mano la solita bottiglia di birra... Tutti questi personaggi hanno una ben precisa funzione fantozziana! Poi finisco la giornata con lo studio degli accordi celesti, letture socialiste e un po' di poker!

Fantozzi ragionier Ugo

La noia di vivere



 Più passa il tempo e più invecchio, più invecchio e più la gioia di vivere se ne scappa via lentamente. Giorno dopo giorno la freschezza della beata innocenza e spensierata giovinezza se ne vanno. La cosa che mi da più tormento è che ho passato più di 8 anni se non intera vita in sofferenza. In questi 31 anni di vita non ho combinato nulla, vorrei poter fare qualcosa ma mi accorgo che non sono capace. E quindi non faccio altro che ammirare le vite degli altri ed essere anche un pò invidioso perchè loro hanno quello che non ho: amicizie, fidanzata e magari anche famiglie... la noia di vivere di questi giorni mi porta a pensare di essermi stufato di venire qui al centro di salute mentale al centro diurno in particolare ad incontrare le solite persone matte come me... non trovo più stimoli, avrei bisogno di stare insieme a persone "diversamente matte" per poter avere una crescita personale. Dai fra, manca poco a Maggio, con i soldi che ti arriveranno avrai l'occasione per comprarti la nuova playstation e sarai felice!


                                                                                                                                              prof.oak

basta un poco di ...e lo psicofarmaco va giù


 Un caro saluto dal vostro nonno Elpho, oggi vi parlerò di come si accede alle strutture di cura per le persone che hanno dei problemi di salute mentale. Primo passo comprendere che sia un problema di salute mentale, e che si ha bisogno di cure e di aiuto, secondo passo recarsi presso la designata struttura pubblica presente nel proprio territorio, zona dove si abita, (naturalmente se c'è), e chiedere la presa in carico. Dopo colloquio e presa in carico finalmente si è raggiunto lo status di "malato mentale", e si viene smistato verso il relativo csm (centro di salute mentale ), e ci viene assegnato uno psichiatra, oppure uno psichiatra tra quelli disponibile ti viene assegnato ( fate voi). Questo è l' inizio del percorso per essere preso in cura presso le strutture pubbliche che si occupano di malattie mentali e poi ? Poi lo psichiatra scandaglia la tua psiche in profondità e classifica la tua malattia, gli dà nome e cognome e decide per te quale cura farmacologica devi seguire, quali e quante pillole devi mandare giù, se è il caso di fare una punturina o di prendere delle gocce. Tutto qui ?  Be si o quasi !! Infatti ci sono altri metodi più "sbrigativi", per essere presi in carico il più veloce è il tso ( trattamento sanitario obbligatorio ).  Si sa tutta la fase di prendere coscienza che sia un problema, e si viene direttamente ricoverati presso un reparto psichiatrico di uno ospedale pubblico, naturalmente tramite apposita procedura burocratica e anche in questo caso si è presi in carico dal sistema sanitario pubblico, e inizia il proprio percorso di cura che può svilupparsi in diversi modi. Ma in tutti i casi oltre a quelli qui descritti la presa in carico comprende sempre il medico psichiatra e le medicine, infatti la figura di rifermento per le cure mentali è lo psichiatra , colui che fa e disfa il tuo percorso di cura naturalmente insieme a te quando puoi e se puoi coadiuvarlo.

Nonno Elpho

Curiosità della città eterna

 




Vi presento un paio di curiosità che ancora appassionano gli storici. Nelle antiche culture,

la potenza dei nomi era enorme. Essi racchiudevano l’ essenza delle cose e i Romani

dicevano “Nomina sunt omina”, cioè i nomi sono segni divini. Si spiega così la tradizione

delle denominazioni segrete dell’ Urbe. La ragione del riserbo era quella di non permettere

di dominare Roma attraverso il potere magico conservato nel suo nome. In particolare, si

voleva evitare che esso potesse essere utilizzato durante rituali magico-religiosi. Rivelare

il nome segreto di Roma, conosciuto da pochissimi sacerdoti e pronunciato a bassa voce

in rare occasioni era punito con la morte. Di queste denominazioni si ha solo qualche

indizio, giunto dalla tarda antichità e può trattarsi tanto di fantasie quanto di rivelazioni. Per

lo scrittore bizantino Giovanni Lido, Roma aveva tre nomi: uno profano, Roma, uno sacro,

Flora e uno arcano e misterioso, Amor che è anche il nome della città scritto al contrario.

Flora è considerato attendibile dagli storici, ma come nome più religioso che segreto.

Amor, invece, ricondurrebbe al legame con la dea Venere, madre di Enea, e alla sua

relazione con Marte. In altre fonti, infine, compare Valentia, che ha il significato di “forza” .

Roma antica aveva un’ arma segreta a cui si affidava nei momenti più difficili: i Libri

sibillini. Erano lo strumento sacro più importante dell’ Urbe e li si consultava solo in

circostanze eccezionali. La loro storia comincia al tempo del re Tarquinio Prisco. Una

vecchia sconosciuta si recò dal sovrano per offrirgli nove libri sacri, contenenti profezie

che avrebbero garantito la potenza di Roma, ma chiese in cambio un prezzo esorbitante.

Quando il sovrano rifiutò di pagare, la donna bruciò tre dei rotoli, poi altri tre, offrendo

quelli che restavano al prezzo iniziale. Colpito dalla condotta della vecchia per gli ultimi tre

libri. Prima di sparire, la venditrice raccomandò che i rotoli venissero conservati e difesi

con cura, poiché contenevano le istruzioni per fronteggiare le future crisi del popolo

romano. La vecchia era la Sibilla Cumana, profetessa del dio Apollo, e il racconto

costituisce una delle prime testimonianze dell’ influenza greca nell’ Urbe. I Romani non

sottovalutarono mai i Libri sibillini, ricorrendo alla loro consultazione in caso di bisogno,

venne anzi istituito un collegio sacerdotale finalizzato al compito di salvaguardare e

interpretare le parole contenute nei rotoli.


Blue Jacket

venerdì 19 aprile 2024

Elogio dell'imperfezione!

Salve a tutti e a tutte dal vostro imperfetto e felice Fantozzi ragionier Ugo! Oggi vi vorrei parlare di un argomento non facilissimo, ma forse interessante... Quanto è bello essere imperfetti! La natura umana è davvero misteriosa e nasconde in sé verità profonde e affascinanti, e in finale siamo un po' tutti diversi, e anche questo articolo non piacerà a tutti... Vi faccio un esempio, quando andavo al liceo detestavo i perfettini e le perfettine della classe, quelli/e che non hanno mai un capello fuori posto o un vestito che non sia firmato! Io ero già un tipo alternativo e di sinistra e talvolta nel vestire ero anche un po' trascurato, infatti spesso i sinistroidi li si riconosce anche dai capelli lunghi, barba e baffi e magliette improbabili... All'università il mio essere sinistroide raggiunse il massimo, avevo i capelli lunghi col codino e indossavo spesso un chiodo. Poi iniziò il mio periodo rosso, e lì persi un po' di capelli, e dopo il periodo rosso iniziò il periodo blu, nel quale amavo vestirmi sempre di blu, fino ad avere addirittura camicia blu con cravatta blu su un paio di jeans! Durante questo periodo blu ho iniziato a scoprire da solo delle verità profonde che riguardavano la musica, e ho scoperto l'esistenza della musica celeste e in seguito anche di quella blu (a 16 note). Ne ho già parlato in vari precedenti articoli. Un particolare di queste armonie "azzurre" è la capacità di mettere sotto al canto un tappeto di accordi che suonano un po' come dei vetri rotti, e sopra di esso il canto diventa libero e fantastico! Partendo dalla musica ho esteso il concetto dell'imperfezione a tutto il resto della mia vita, ergo io non arrivo preciso agli appuntamenti, mi piacciono le ragazze sbagliate, non vesto firmato o alla moda e sono in sostanza felice così!


Fantozzi ragionier Ugo

why's everything so heavy?

 

Buonasera a tutti dal vostro inabbattibile Buio Totale...già...perché neanche oltre una settimana d'influenza è riuscita a farmi smettere di pensare...bene...premesso ciò oggi vorrei toccare un argomento abbastanza complicato...e...beh si è un po' una responsabilità parlare di sommi poeti specie nel mondo della musica quali kurt cobain, jim morrison, jimi hendrix e a seguire, una generazione dopo dolores 'o riordan, chester bennigton (che tra parentesi i suoi testi andrebbero studiati a scuola per me) e amy winehouse e di quel filo rosso comune che le lega tutte quante. I mostri della depressione. Perché no, caro Fantozzi! Quella non è solo "gente che si è suicidata". Quelle persone...voci incommensurabili e penne...pure...portavano dentro dei mostri e tutte hanno cercato comunque di lasciare un timbro nel mondo della musica...nonostante i loro malesseri, nonostante quel peso sul petto li schiacciasse fino a disintegrarli, hanno comunque dato tutto ciò che avevano alla musica...malesseri compresi...tristezze e mostri disegnati su quei testi, come se...quello fosse l'unico modo per esprimerli...oddio, non so neanche sinceramente se sto affrontando bene quella responsabilità di cui vi parlavo prima...perché penso che comunque qualsiasi parola sia...troppo poco e anche un po' "fuoriluogo" in questi casi, ma se solo potessi dir loro qualcosa...beh...gli direi: "GRAZIE PER QUELLO CHE AVETE FATTO PER LA MUSICA E PER I "PADRI" CHE SIETE STATI!

Inincendiabilmente vostro                                               
 Buio Totale

Il teatro del bello e dell'assurdo

Con il documentario "Pina", incentrato sulla figura della grandissima artista Pina Bausch, tedesca, ormai morta da diversi anni, la mia visione delle cose, il concetto di arte stesso, il concetto di bellezza, di piacere, di godimento nel vedere messa in scena una forma d'arte davanti ai propri occhi, sono stati sconvolti. Sì, tutto ciò è stato sconvolto e rivoltato tante volte. La mia stessa percezione interiore del bello è stata sconvolta. Abbattuta e ricostruita. In una forma migliore. 

Conosco già il teatro e lo faccio già da diversi anni ormai, sempre con maggior piacere ed interesse, soprattutto per la novità che ultimamente sta entrando sempre più spesso nei nostri lavori come laboratorio di teatro, quindi so bene quanto può essere stimolante fare, agire, sperimentare e godere di ciò che si fa e anche nell'essere visti, riconosciuti, far provare emozioni forti. È bello soprattutto poi che il lavoro che si è fatto venga riconosciuto ed apprezzato così per come è e per come è stato vissuto dalle persone. Il teatro per me è già fantastico. È talmente bello così com'è, come lo sto imparando, che non cambierei praticamente niente a parte aggiungere, come ho detto, soltanto la novità. Quella scenica che poi arriva e viene vista ma anche e, per quanto mi riguarda, quella nostra interiore, quella novità vista e percepita dentro di noi, che è d'altra parte il motivo che ci spinge ad andare avanti. Io il teatro lo amo esattamente per questo motivo: trovare sempre qualcosa di nuovo, quel qualcosa che lo rende "infinito". Come lo sono i numeri.

Pina Bausch ha pensato bene di applicare il teatro alla sua arte di partenza, che è anche stata il suo lavoro: la danza. Il teatro-danza è infatti qualcosa di veramente incredibile e soprattutto inusuale, "assurdo". Ecco, per me, per come l'ho percepito durante la visione del documentario, si annida proprio qui il bello di questa forma d'arte: l'utilizzo di qualcosa, di comportamenti, di gesti, sguardi, movimenti, ma anche di pause, momenti di stasi, in cui si tiene una posizione nella quale sembra non succedere apparentemente nulla. Ma invece succede tanto. Quel "tanto" lo fa succedere l'osservatore, cioè chi guarda. Ma comunque è il movimento della danza unito all'arte del teatro, il fulcro di tutto ciò. Il movimento qui è, come ho detto, assurdo, apparentemente senza senso, incomprensibile al punto che uno, addirittura fin da subito può dire: "ma che stanno facendo questi?? Sono matti??" 

Ed è quello che mi è venuto da pensare istintivamente anche a me, proprio perché sono cose, sono gesti, movimenti, che nessuno normalmente fa nella vita. Essi sono completamente al di fuori della quotidianità e della normalità, secondo il significato che attribuiamo noi al concetto di normalità. 

Questo è un tipo di arte che a me stimola ed incuriosisce da matti, perché nella sua semplicità è, da un lato complesso da attuare, quindi stimolante, dall'altro ti cattura per il fascino che esprime.


White Cosmos

venerdì 12 aprile 2024

Se potessi... far avverare i miei desideri

 


Con questo articolo voglio provare ad immaginare di essere qualcuno di speciale, un' entità superiore e di poter così avverare alcuni miei desideri. Tipo ad esempio il genio della lampada della favola di Aladino. Ho da tanto tempo il forte desiderio di poter in qualche modo riuscire a realizzare, così dal nulla, come per magia, alcune delle cose che mi piacerebbe essere o fare o risolvere alcune delle questioni che mi perseguitano da tempo immemore. Questioni che non mi lasciano più. E se mi vengono a trovare, anzi direi a tormentare anche di notte, in sogno.

Qui esporrò le tre principali.

La prima cosa in assoluto che, mi sento di dire vorrei sia realizzare perchè ancora mi manca e sia risolvere perchè ancora mi tormenta. Si è un vero e proprio tormento ormai per me. Avere un lavoro infatti non sarebbe per me soltanto la risoluzione di tanti problemi che ho a causa sua ma anche e soprattutto direi, perchè per me è così, ci tengo a dire e ribadire più volte la completa realizzazione di me stesso. La conclusione, anzi no, il punto di svolta di essa, nonchè il punto, il bivio, il cambio di direzione da cui continuare il mio percorso di vita. Quella bella e crudele vita.

La seconda cosa che vorrei realizzare è fare letteralmente sparire, del tutto, i miei disturbi e per lo meno quello che di esso è rimasto, dopo il lungo percorso terapeutico che ho iniziato oramai quasi sei anni fa, ma che io farei risalire anche a qualche anno addietro, all' incirca con il peggiorare delle condizioni di mia madre. Il momento in cui ho iniziato a star male, ad avere i primi sintomi riconoscibili di tali disturbi. Essi inizialmente, in parte sopiti, per via dell' immenso impegno e coinvolgimento umano e morale che avevo nei confronti di mia madre in seguito alla sua morte, sono emersi, dando sfogo a tutta la loro brutalità. Ho passato periodi da incubo. Ogni cosa, ogni gesto era diventato un vero e proprio inferno.

La terza e ultima questione che realizzerei se potessi farlo è la capacità di comprensione reciproca in tutti i sensi, riguardo a qualunque questione della vita. Una comprensione della vita universale. Intendo dire sviluppare una capacità unica, che inserisco qui proprio perchè mi rendo conto che è un desiderio che solo un genio della lampada potrebbe avverare. Un' infinita empatia, una capacità di immedesimarsi nell' altro, nelle motivazioni che lo spingono a comportarsi in un certo modo nel bene e nel male. Quasi la capacità di entrare nella mente e nei pensieri dell' altro, anzi altrui, anche nella sua storia di vita, per capire a fondo le sue ragioni e magari scoprire che le cose che fa le fa per un motivo giustificato e non per cattiveria. Ma entrare nelle menti delle persone non è possibile, è pura fantascienza, quindi pure questo è destinato a rimanere solamente un desiderio irrealizzabile.


White Cosmos


Fantozzi e le nozze d'argento col giornale rosso!

Bentrovati/e a tutti e tutte dal vostro possibile e impossibile Fantozzi ragionier Ugo! Oggi francamente non so che scrivere e allora mi viene in mente che a maggio saranno 25 anni che leggo un giornale extraparlamentare di sinistra, giornale che per semplicità chiamerò il giornale socialista... Vorrei tornare quindi indietro con la memoria a quando è cominciata questa avventura, questo percorso. Ebbene io sono un tipo un po' curioso, e ho un certo fiuto o una certa attitudine per i guai, e negli anni che precedevano il 2000 mi chiedevo quale sarebbe stato il futuro, che sorprese ci avrebbe riservato il nuovo secolo, o per meglio dire il nuovo millennio. Ero un tipo piuttosto alternativo e frequentai con iniziali successi la facoltà di psicologia nel quartiere san Lorenzo. Queste domande esistenziali che avevo si erano rivolte anche alla psicologia, e i primi anni di studio mi sembrava di trovare delle risposte leggendo Freud, Jung, etc... Le mie domande esistenziali sulla psicologia riguardavano la natura umana e il cercare una risposta alla domanda circa il perché io trovassi in generale le persone così insoddisfacenti. Insomma non mi piacevano le persone che incontravo, e per questo avevo tagliato i ponti con l'ambiente del liceo, e cominciava anche a non piacermi la società in generale, e intuivo vagamente che le due cose erano collegate. Nel 2000 quindi cominciai a interessarmi veramente di politica e cominciai a comprare il giornale socialista. All'inizio non ci capivo niente, e per un anno lo comprai senza riuscire a leggerlo. Allora per questo motivo decisi di andare a sentire anche le conferenze...


Fantozzi ragionier Ugo

Intelligenza artificiale

 







Già oggi esistono computer che con le loro capacità di calcolo riescono a superare i limiti

dell’ immaginazione, ma il cervello umano, con la sua struttura unica, continua a rimanere

loro superiore in molti settori. Ma rimarrà a lungo così ? Questa domanda va a toccare il

campo di ricerca dell’ intelligenza artificiale, conosciuta anche con l’ acronimo IA. Nella

ricerca sull’ IA si cerca di ricreare tecnologicamente un cervello umano, comprensivo delle

sue funzioni, con l’ aiuto di mezzi con l’ informatica, la neurologia, la psicologia e la

linguistica. L’ IA dovrebbe essere in grado, secondo alcuni, di elaborare le informazioni

come un cervello umano, o addirittura superarne le capacità. Dovrebbe svolgere gli stessi

compiti, con la stessa qualità, e può imparare a fare qualsiasi cosa che un umano può

fare. Può comprendere contesti ed emozioni, adattarsi a nuove situazioni e ambienti. Per

creare una tecnologia di questo tipo serve un tipo di apprendimento che sia aperto e

continuo. Proprio come succede a un bambino, che poi continua a imparare da ragazzo e

anche da adulto. Non esiste, al momento, un sistema di intelligenza artificiale di questo

tipo. Questo concetto è piuttosto l’ ambizione verso cui tendono alcune grandi aziende e

centri di ricerca che stanno investendo nell’ IA. Al giorno d’ oggi, l’ intelligenza artificiale

viene sviluppata soprattutto per le sfere di competenze tecniche. In questo senso, non è

importante che l’ IA padroneggi la comunicazione umana, ma piuttosto che svolga in

maniera efficiente compiti altamente specializzati. Se relativamente a un ambito specifico

un sistema tecnico dispone delle stesse capacità di un essere umano, allora si parla di un

sistema artificialmente intelligente. Di conseguenza, esistono rispettivamente due

definizioni di intelligenza artificiale: una “forte” e una “debole” La definizione “forte” di IA si

riferisce a un tipo di intelligenza in grado di soppiantare l’ essere umano nella sua

interezza, incluse le sue molteplici abilità, ma per ora è pura fantascienza. La definizione

“debole” di IA si riferisce invece all’ evoluzione e all’ utilizzo dell’ intelligenza artificiale in

campi di applicazione ben specifici. Quasi tutti gli ambiti attuali di utilizzo dei robot

appartengono al settore dell’ IA “debole”; si tratta ad esempio dello sviluppo di automobili

a guida autonoma, di diagnostica medica o di algoritmi di ricerca e automazione

intelligenti. I campi di applicazione dell’ intelligenza debole sono incredibilmente vari, ma

per ora si può affermare con certezza che i settori che vivono il maggior successo in questi

termini sono la medicina, la finanza, l’ industria dei trasporti, il marketing e naturalmente

anche internet. L’ intelligenza artificiale, in conclusione è una delle tecnologie più

interessanti dei prossimi anni e viene utilizzata già in un’ ampia gamma di applicazioni.,

ma va usata come supporto e aiuto e non come sostituto dell’ essere umano, in quanto

può cambiare la nostra vita quotidiana e professionale in modo considerevole.


Blue Jacket

venerdì 5 aprile 2024

Dipendenze...

Oggi il vostro Nonno Elpho e il vostro inincendiabile Buio Totale vi parleranno di dipendenze. Iniziamo dal significato del termine. Per dipendenza si intende un'alterazione del comportamento, che da semplice o comune abitudine diventa una ricerca esagerata e patologica del piacere attraverso mezzi o sostanze o comportamenti che sfociano nella condizione patologica. Ci sono diverse dipendenze: dipendenze di natura comportamentale, come il gioco d'azzardo e lo shopping compulsivo; dipendenze sessuali, come la pornodipendenza; dipendenze alimentari riscontrabili in patologie come la bulimia o i disturbi dell'alimentazione; dipendenze tecnologiche, come quella da internet o dai social media. Come si può notare, le tipologie di dipendenza che si possono instaurare sono piuttosto numerose. Certamente, fra le più conosciute vi sono le tossicodipendenze, di cui fanno parte sia la dipendenza da sostanze stupefacenti, la dipendenza da alcool, quella da tabacco e la dipendenza da gioco d'azzardo. Le sostanze stupefacenti causano comunque gravi conseguenze sulla salute mentale: ansia, depressione, schizofrenia, apatia, paranoia, disturbi bipolari e della personalità. Secondo gli esperti sembra che l'eroina sia la droga in grado di creare la maggiore dipendenza. Ma ci sono anche dipendenze affettive per cui si ha un forte bisogno di legame nei confronti di una persona dalla quale si dipende totalmente e sulla quale si investe tutte le proprie energie. E inoltre si vive costantemente nell'ansia di poterla perdere e quindi si ha bisogno di continue rassicurazioni. Sempre gli esperti dicono che per vincere una dipendenza occorre sostituire un'abitudine negativa con un'abitudine più salutare e innocua. Per fare questo, occorrerà agire in modo concreto sul comportamento. Dovremmo quindi fare in modo di allontanare l'individuo dal suo oggetto di dipendenza, prima di tutto fisicamente. Comunque sembra che la dipendenza affettiva sia la più difficile da superare. Lo sostiene lo psicologo statunitense Stanton Peele, esperto internazionale di dipendenze e autore di numerosi saggi sull'argomento. E dopo tutta questa serie di informazioni volevamo fare l'esempio di Christiane F. , autrice di "Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino", film che tratta di come l'eroina ha preso piede in Europa, nello specifico a Berlino. Christiane F. racconta la sua autobiografia e di come nonostante abbia perso parenti e amici a causa della tossicodipendenza, nonostante come il libro e il film l'abbiano fatta diventare famosa e ricca, non ha fatto altro che entrare e uscire da comunità per disintossicarsi, nel corso degli anni ha perso tutti i "suoi vecchi amici", ha perso la custodia del figlio ed è sempre più invischiata nella sua dipendenza. Christiane F. in una sua intervista di poco tempo fa ha detto: "Non ho mai voluto smettere. Non conoscevo altro nella mia vita. Ho deciso di vivere una vita diversa da quella degli altri. Non ho bisogno di un pretesto per smettere." Quale miglior esempio di dipendenza?

Buio Totale e Nonno Elpho