venerdì 28 aprile 2017

Non è un paese per giovani - Bloggiwood


Una commedia sulla difficile situazione dei giovani in Italia, e sui loro sogni di far fortuna all'estero. Il film parla della storia di due ragazzi Sandro e Luciano che lavorano in un ristorante a Roma come camerieri, diventano amici e decidono di andare a Cuba ad aprire un locale con Wi-Fi. Arrivati a Cuba conoscono Nora,
la loro padrona di casa, una ragazza carina ma con vari problemi, e il loro contatto a Cuba, Felipe un piccolo ricettatore locale.
L’avventura a Cuba inizia male perché i due amici litigano e si separano,prendendo strade diverse con risvolti inaspettati. Il film prende spunto da una trasmissione radiofonica condotta dallo stesso regista Veronesi, che raccoglie testimonianze di giovani ragazzi che lasciano l’Italia per andare a lavorare all'estero.


 Proprio da questo storie vere nascono alcune scene del film.

Un film un po’ drammatico, un po’ tragico, un po’ commedia all'italiana, un po’ ingenuo con tanti luoghi comuni sull'Italia, sugli italiani, su Cuba e sui cubani e cubane, con un finale  poetico, ma tutto sommato godibile e con degli interpreti adatti al film.   
Il film nel complesso è piaciuto al nostro gruppo, solo alcune scene ci hanno lasciati perplessi. Il voto finale è buono, raggiunge la media del sette.





venerdì 21 aprile 2017

Al centro diurno si ordiscono trame...

La conduttrice del laboratorio (Antonella) ci spiega che non ci sono molte richieste perché è un laboratorio molto particolare, che  richiede impegno e diligenza; in cambio si impara un mestiere e  si acquisiscono delle abilità manuali e non solo.


Elpho- Come è  fatto un laboratorio di tessitura ?

Antonella- Ci vediamo due volte a settimana il martedì ed il giovedì e lavoriamo su dei progetti,  a volte lavoriamo su commissione perché qualcuno ci chiede qualcosa di particolare e noi insieme al cliente cerchiamo di fare un progetto scegliendo insieme i materiali i colori, la lavorazione, etc. Quando invece non abbiamo ordinazioni cerchiamo di ispirarci usando riviste o facendo ciò che ci piace, o che ci viene in mente.

Elpho- A qualcuno questo laboratorio potrebbe sembrare noioso come riuscite a trovare la motivazione e l’impegno necessario a portare avanti  il lavoro?

Co(partecipante al laboratorio)- E’ un lavoro che mi piace tanto e l’ho imparato qui, da loro(maestre e collega ) ho imparato tante cose, non mi annoio perché sono sempre curiosa di sapere come si realizza e poi come effettivamente riesce il manufatto. E’ un lavoro che richiede anche molta concentrazione perché devi pensare costantemente a ciò che stai facendo e a come lo stai facendo senza distrarti troppo.

Elpho –Che cosa apprendete oltre la tecnica?

Co- Imparo a stare e a lavorare insieme agli altri ed inoltre io sono straniera Rumena  ne approfitto per imparare a parlare in italiano.

Elpho- C’é qualcosa che cambiereste del laboratorio?

Co- Quello che ho imparato fino a oggi mi piace tanto non voglio cambiare niente.

Antonella- Io vorrei cambiare qualche cosa, vorrei lavorare con più persone, il lavoro lo facciamo per i giovani fondamentalmente, sono loro che ci fanno le ordinazioni, che seguono la moda. E inoltre mi piacerebbe realizzare un maggior numero di prodotti, ma questa é una cosa su cui stiamo lavorando e che svilupperemo nel futuro.
 
Elpho- Che significato ha per te il lavoro di tessitura?

Co- Mi dà molta soddisfazione, mi piace creare una sciarpa un cappello, un qualsiasi prodotto, ed in più c'è anche una soddisfazione economica in quanto ogni anno in base ai  prodotti che si “vendono c’è un piccolo riconoscimento economico.

Elpho- Ho notato che siete tutte donne può un uomo frequentare questo laboratorio?

Antonella- E’ vero non c’è nessun uomo nel nostro laboratorio ma niente impedisce ad un uomo di lavorare al telaio, anzi potrebbe essere una collaborazione fruttuosa. In molti paesi per tradizione sono quasi esclusivamente uomini coloro che lavorano al telaio (es: Cile, paesi sudamerica). Sarei curiosa di vedere come un uomo lavora al telaio, voi tendete ad essere più metodici.

Elpho- Come nasce un lavoro (come si svolge il lavoro in pratica)?

Antonella- Si monta prima l’ordito sul telaio, la parte iniziale del lavoro di tessitura che corrisponde alla lunghezza del tessuto finito. In base al tipo di lavorazione si scelgono e si contano i passaggi della trama.

Elpho- Da quanto tempo fai questo laboratorio?

Co- Ho iniziato a fare il laboratorio tessile circa un anno fa prima non avevo mai lavorato al telaio ma sapevo lavorare a maglia con i ferri.  

Quale lavoro ti é piaciuto di più tra quelli che hai fatto?

Co- Mi piacciono tutti, cappelli e sciarpe. Il lavoro che sto facendo adesso é un cappello .



Elpho- A livello psicologico che differenza c’è tra il laboratorio di telaio e gli altri laboratori?

Antonella- Si lavora tanto fisicamente, sia con le braccia che con le gambe. Inoltre ogni persona ha uno stile differente dato dalla differente tecnica e modo di lavorare e non ultimo dalla personalità, e dallo stato d’animo del momento, il telaio registra il tuo stato d’animo, ciò che provi in quel momento viene riprodotto sul manufatto. E’ un lavoro fisico, che ti carica, è come se tu incastrassi nella trama i tuoi stati d’animo.

Co- Riesco  a scaricare la mia tensione mentre lavoro, a volte la tensione può farti anche sbagliare .


Elpho – In un lavoro artigianale l’errore non fa parte integrante del lavoro stesso?

Antonella-Si io per esempio ora sto lavorando per  correggere un errore. In effetti ci abituiamo tollerare gli errori, a cercare una soluzione possibile o ad accettare che non ce ne siano. Ad ogni modo  le imperfezioni caratterizzano il lavoro artigianale.
Lavorare al telaio è una terapia occupazionale diversa dal farmaco o dalla psicoterapia, agisce in modo diverso.
    

Dopo questa intervista non mi resta altro che invitarvi ad iscrivervi al laboratorio tessitura se volete fare qualcosa di creativo e di bello con le vostre dolci manine(o rudi manone). Anche per mettervi alla prova.

I potenti mezzi di Nonno Elpho


                                                                           

 Elpho

I murales e io



Ogni volta che mi aggiro per il Parco Santa Maria Della Pietà, provo un senso di solitudine magnetica che mi fa presagire una giornata piovosa a cui segue un arcobaleno pieni di raggi luminosi e sfiorato da battiti di venti stagionali. 
I muri impregnati di colore danno un senso di libertà esplosiva perché i muri spesso sono enormi.
Le opere che si chiamano murales sono esposte su un pubblico spazio, dove vengono ammirate per sempre.
Il museo della mente è il più recente il più significativo dal punto di vista simbolico, ma  a me piace di più l'opera sui muri dei cancelli d'entrata, che ha come sfondo un mare azzurro.

Mi è capitato di assistere ad una parte della loro creazione e ho sognato di diventare una street artist, ma forse questo è già più complicato!!!
Se riuscissi un giorno ad intervistare gli artisti di questi murales chiederei loro se ci sono delle affinità tra la scelta del disegno rappresentato sui muri, il significato simbolico e il posto in cui sono creati, si potrebbe scoprire un messaggio sensoriale  inviato al pubblico che per me rappresenta un grande spazio di libertà da condividere con il mondo.


Frida

venerdì 14 aprile 2017

In Bruges - Bloggiwood

   

Qualche mercoledì fa abbiamo visto il film In Bruges con il gruppo di cinema e queste sono le nostre impressioni: 
è un film che ti trascina piano piano, dove c'è un aspetto di redenzione che culmina nel finale, in cui il protagonista Colin Farrell, affronta il suo travaglio interiore e dice di volersi riscattare qualora fosse rimasto in vita, pagando per le atrocità commesse.

Guardando il quadro di Bosch, Giudizio Universale, il protagonista si convince che Bruges sia l'inferno. Nel film la morte viene vista come un evento provocato, non è rappresentata con dolore ma come un fatto superficiale, vissuto con distacco come è tipico del cinema francese.
Ricorre, negli incontri che fa il protagonista, un nano con il quale farà amicizia e che nel corso della storia si tramuta da personaggio degenere, scellerato e quasi sadico che non ha caratteristiche umane in un bambino, come nel ruolo che sta interpretando sul set del film d'essai per le strade di Bruges.


Le donne del film accompagnano il percorso di redenzione del killer e ne sono le artefici, è grazie a loro che lui può mantenere la promessa fatta a se stesso.
L'amicizia tra i due killer è la chiave di volta di tutta la storia, l'unico dato umano che c'è nel film e che dà slancio alle vicende che si snodano tra le stradine medievali di Bruges. 

In nostro voto finale è 5,5, film coinvolgente ma troppo sanguinoso!


liberamente tratto e tradotto dalla discussione del gruppo Cinema
    
   

Eco-Bag

Ciao a tutti da eRoscio!

Il tutorial che vado a presentarvi supera gli altri scorsi per semplicità di creazione, materiali di facile reperibilità, e tanta.. tanta originalità!

Vediamo cosa ci serve:

1 tubo di patatine vuoto, con suo coperchio in plastica;
1 cordoncino;
1 paio di forbici.


Iniziamo il lavoro forando con le forbici il tubo, facendo due buchi distanti 4-5 cm sulla superficie laterale alta e altri due buchi sulla stessa linea a scendere sulla superficie bassa, come vediamo nelle foto qui proposte.


Una volta fatti i buchi, proseguiamo tagliando il cordoncino, facendone due pezzi lunghi 120 cm ciascuno e infiliamo i cordoncini ottenuti uno per ogni buco basso e facendoli scorrere dentro al tubo e li facciamo uscire dai buchi in alto.




Una volta collegati i cordoncini al tubo, regoliamo la lunghezza esterna delle stringhe che sia uguale per tutte e due, dopodiché facciamo un nodo con le estremità di ogni cordoncino, avendo così in finale due lacci chiusi.


L’opera è finalmente completata! Proviamo ora ad inserire nel tubo una bottiglietta da mezzo litro d’acqua, e ad indossare il contenitore come zainetto o borsa a tracolla.


Non mi resta che augurarvi buona passeggiata!


                                                                                                                                                                                                                                                                                                                           eRoscio

venerdì 7 aprile 2017

LO STADIO DEI SOSPIRI

La telenovela che appassiona Roma in questi ultimi giorni è la costruzione dello stadio della Roma.
Non solo dovrebbero costruire uno stadio molto bello ma anche bonificare tutta l'area del vecchio Ippodromo di Tor di Valle e la zona di Decima, soggetta a frequenti alluvioni, e sorgerà anche un nuovo quartiere.
La cosa è positiva non solo per i tifosi della Roma, ma ne guadagnerà tutta la città.Ci sarà lavoro per diversi anni, ma i costruttori e il Comune devono occuparsi con il massimo rigore delle vie di comunicazione e di tutte le infrastrutture.
Ne dovrebbe costruire uno anche la Lazio cosi all'Olimpico ogni sabato sera ci sarebbe bella musica! 



I Romani aspetteranno con pazienza la fine dei lavori, andranno allo stadio e vivranno e visiteranno il nuovo quartiere. 
In tutte le opere dove compaiono le Pubbliche Istituzioni ci possono essere soggetti che potrebbero fare "impicci" come si dice a Roma e tutti sapete di cosa parlo. Anche se non ci metto la mano sul fuoco, perchè la natura umana e una questione difficile da trattare. Difficilmente i 5stelle finiranno ad ALCATRAZ.


Un saluto da Alcatraz