venerdì 9 dicembre 2022

La vera storia sulla nascita di topolino




Walt Disney famoso disegnatore di fumetti lavora per una grande società. Un giorno il direttore, stanco delle continue assenze di Walt, e del poco rispetto verso i colleghi e i superiori gli intima se entro cinque giorni da oggi cioè per sabato mattina, non gli porterà una storia con un nuovo personaggio di successo, verrà licenziato in tronco, perchè è stufo del suo atteggiamento, delle sue assenze, e ritardi sul lavoro. Walt lo tratta con la solita strafottenza. Ma promette che entro cinque giorni avrà creato il nuovo personaggio, che sarà un successone e che per lui cinque giorni sono troppi. Walt è molto sicuro di sè, non si preocccupa troppo dell' ultimatum del direttore e se la prende comoda, intanto passano i giorni, uno, due, tre e quattro. All' alba del quinto giorno si sveglia e si mette seriamente al lavoro, ma non gli viene in mente nulla. Ha il vuoto pneumatico in testa. Intanto passano le ore, arriva l' ora di pranzo e poi quella della cena e ancora niente. Walt è seriamente preoccupato, perchè nonostante i suoi sforzi non riesce a concludere nulla. Alla fine esausto e stremato si addormenta sul tavolo da disegno. Quando si sveglia si trova all' interno di una casa, ma non è la sua casa, è seduto in una poltrona, ma non è la sua poltrona, e di fronte a lui si trova un disegno animato che assomiglia a un topo con le orecchie tonde e grandi, con viso simpatico, vestito von dei pantaloncini e delle scarpe. Il topo gli si avvicina e gli chiede chi è, come si chiama e che cosa ci fa in casa sua. Walt, gli spiega, che lui è un disegnatore di fumetti e che si chiama Walt Disney e stava a casa sua cercando di disegnare quando si è addormentato, e non sa come, ma si è risvegliato in questo posto e non sa neanche dove si trovi. Allora, il topo si presenta: sono topolino, questa è la mia casa e lei si trova nella città di Topolinia. Walt sempre più stupito vorrebbe chiedere se gli abitanti di Topolinia siano tutti fumetti, ma all' impovviso la porta della stanza si spalanca ed entra un cane o meglio il disegno di un cane, che va verso Topolino con la ciotola del cibo in bocca. Topolino dice: mi scusi, ma devo dare da mangiare al mio cane, pluto. Ed esce dalla stanza insieme al cane per dargli del cibo. Poi ritorna nella stanza, ma si sente un campanello che suona e Topolino riesce per andare ad aprire la porta. Entra qualcuno e si sente confabulare nell' atrio sottovoce, poi Topolino entra con al fianco una topolina e la presenta a Walt: le presento Minnie, la mia fidanzata, vedi minnie il signor Walt mi stava dicendo che non sa dove si trova e come mai sia finito in casa mia. E' vero ? Walt: si è vero. Ma ancora non riesco a capacitarmi come sia possibile che esista un mondo dove i fumetti vivano di vita propria. E Minnie gli chiede: perchè ci chiama fumetti ? E lei allora che cosa è ? Be io sono un uomo e vivo negli USA. Adesso anche i topi sono sconcertati e non ci capiscono niente. Ma Minnie ha una brillante idea e dice a Topolino: caro perchè non portiamo il signore da Topedison lui è un grande scienziato! Topolino: hai ragione Minnie e poi provare non costa nulla. Tutti e tre si dirigono a casa dello scienziato, dove lo trova non indaffarato nel suo laboratorio.

Topolino gli espone il caso che interessa tantissimo allo scienziato.

Topedison dice agli amici che ha inventato qualcosa che potrebbe aiutarli il plusesaminatore atomico, una macchina capace di esaminare una persona e di dire chi esso sia, che cosa gli è accaduto negli ultimi tre mesi. E darà un responso su cosa sia possibile fare. Sottopongono Walt all' esame con la macchina che poi dà il suo responso e la macchina dice che Walt può tornare indietro nel suo mondo solo se compie sette fatiche in questo mondo. Walt si ricorda all' improvviso dell' appuntamento importante con il direttore, e lo dice allo scienziato, e gli dice di non preoccuparsi, che finchè si trova a Topolinia il mondo degli uomini lo aspetterà, non accadrà nulla. Ma finchè non compirà tutte e sette le fatiche non potrà tornare indietro. Walt chiede quali siano le sette fatiche che dovrà compiere e Topedison gliele elenca:

1) Dipingere lo steccato di Pippo

2) Tagliare l' erba al prato di Clarabella

3) Lavare i piatti sporchi nell' acquaio di Minnie

4) Pulire la cuccia e fare il bagno a Pluto

5) Riparare il tetto di Orazio

6) Fare visita in carcere a Gambadilegno e portargli delle arance

7) Concimare l' orto di Topolino.

Walt è esterrefatto, ma anche molto deciso a termine le sue fatiche, con l' aiuto dei suoi nuovi amici. E si mette all' opera. In poco tempo riesce a portare a termine la prima e poi la seconda e così via fino ad arrivare alla settima ed ultima fatica, cioè concimare l' orto di Topolino. Walt è stanco e non ha mai concimato un orto in vita sua, ma si dà da fare fino a quando cade in un profondo sonno. Drin Drin è la sveglia che suona, Walt apre gli occhi e guarda la sveglia che segna le sette del mattino. Si alza di scatto dal letto e corre al suo tavolo di lavoro, e mentre si trova a metà strada si accorge di essere a casa sua, nel suo corridoio, e fa un gran respiro di sollievo, ma poi si ricorda dell' appuntamento e riprende a correre verso la sua scrivania. Apre l' album dei disegni, e vi trova sopra una storia già scritta e disegnata, la prima avventura di Topolino, il disegno animato più famoso del mondo.

                                     Nonno Elpho




venerdì 2 dicembre 2022

Non cado in estasi di fronte a Pirandello!


Di recente col gruppo cinema siamo andati a vedere “La Stranezza”, film che parla dell’ispirazione che porta a realizzare la prima opera di Pirandello sul metateatro, “Sei personaggi in cerca d’autore”. Il film è godibile e con un ottimo Tony Servillo e con Ficarra e Picone pieni d’ironia sicula. Ma io non scrivo questo articolo tanto per commentare il film “La Stranezza”, quanto per parlare della concezione che Pirandello ha del teatro, e in particolare della sua filosofia soggettivistica con la quale non concordo. E qui apriamo una parentesi piuttosto realistica e forse poco simpatica sul nostro paese, questa italietta che tanto facilmente si commuove per pseudopolitici borghesi e che nell’arte cade in estasi di fronte ad artisti che confermano questa limitata visione della realtà. Negli anni 20 Pirandello arriva alla conclusione che un teatro oggettivo è una cosa impossibile da raggiungere e a seguito di questa sua “coscienza” inizia il suo viaggio nel metateatro, nel decadentismo e forse anche nel futurismo, futurismo che potrebbe essere presente in “Sei personaggi in cerca d’autore”. Insomma Pirandello non ha fatto in tempo, come tanti altri intellettuali del suo tempo, ad entrare in contatto con gli scritti di Marx perché poi ad aggravare la situazione nel 1922 arriva il fascismo. Invece anche se forse non è ancora cominciato, un teatro figlio di idee oggettive e proletarie è possibile, e magari anche oltre, anche un teatro operaio fantastico! Ma quasi tutti ancora in Italia attualmente cadono in estasi di fronte a Pirandello!

Fantozzi ragionier Ugo

RINGRAZIAMENTI




Oggi vi di un evento mondiale, anzi de più. ROMA! TEATRO SCENA! Via D’ Alimbert 1, lunedì 21 novembre, ore 17:30. E’ andato in onda il corto “Sofia abbraccia il mondo”, della premiata ditta, è il caso di dirlo, centro diurno Antonino di Giorgio e Blues Studios. Eh si! Cari lettori lunedì è stata l’occasione giusta per vedersi, incontrarsi, scambiare due chiacchiere, e per visionare il cortometraggio che ha vinto il premio Book Ciak Azione al festival di Venezia, nella sezione “libera mente”. Sezione, per i cortometraggi tratti da una sceneggiatura non originale. E per la precisione nel nostro caso tratti dal libro di Paola Salvatori “in perfetto futuro”, e anche l’ autrice era presente alla visione. E’ stata una festa per tutti, persino per il pubblico, in quanto la visione era gratuita, e il cortometraggio durava solo tre minuti. Inoltre il tema trattato dal cortometraggio era molto attuale, si parlava di pace, la pace. Una cosa difficile da trovare o meglio da fare, difficile da conquistare, e anche difficile da mantenere. Questa mia breva nota è solo per ringraziare tutti coloro che hanno partecipato all’ evento. In particolare la presidente del premio Book Ciak Azione Gabriella Gallozzi, è l’ autrice Paola Salvatori. Inoltre voglio mandare un forte abbraccio al regista del cortometraggio Tino Franco, che non ha potuto presenziare alla visione. Un saluto

                                                                                                                                            Nonno Elpho

IO SONO UNO E TANTI ALTRI



Noi siamo persone. Uomini o donne. Abbiamo un' identità, abbiamo un nome, facciamo sempre le stesse cose, ci comportiamo sempre nello stesso modo, parliamo sempre nello stesso modo. Abbiamo tutti una nostra vita insomma. Appunto... Una. Sempre la stessa. La nostra. Per questo la nostra vita e la nostra persona sono uniche ed irripetibili. Per lo meno nella vita reale. Ma se ci fossero altre vite possibili da vivere? Chi saremmo? Cosa diremmo? Come ci comporteremmo? Solitamente a domande di questo genere non potremmo dare una risposta, semplicemente perché vivere altre vite non è possibile. Ma in realtà, pensandoci bene, un escamotage per riuscirci in qualche modo, è a nostra disposizione. Bhè, questo escamotage è il teatro. Esso infatti, ti dà la possibilità, attraverso la recitazione, di entrare nei panni qualcun' altro, qualcuno che nella vita reale non sei, e magari vorresti essere. Basta poco, volendo. E con un po' di fantasia. Possiamo entrare dentro ad un costume, di qualunque tipo, anche bizzarro od eccentrico, che non metteremmo mai, prendere in mano degli oggetti allestire una scenografia, muoverci nello spazio con o senza altre persone, eee... Voilà! Il gioco è fatto. Siamo qualcun' altro. Bene, da quel momento in poi, visto che non siamo nella vita reale, possiamo fare quello che vogliamo. Possiamo divertirci a nostro piacimento. Una volta che siamo sulla scena, abbiamo l' irripetibile libertà di liberarci di noi stessi, di tutto ciò che siamo, della nostra identità, di uscire dal nostro corpo entrando in quello di un altro, prendendo tutto ciò che gli appartiene, la sua identità, la sua voce, i suoi occhi, i suoi gesti, i suoi pensieri e le sue emozioni, che vengono messe a nostra disposizione per sperimentarle e per goderne, e accantonare per un attimo le nostre, che magari ci fanno soffrire. E la sua stessa vita. Una vita fittizia, certo, ma per noi, in quel momento, assai vera. Abbiamo inoltre la possibilità di liberarci finalmente da quelle costrizioni che ci tengono legati alla realtà dell' essere umani, lasciando volare la nostra fantasia per immaginarci l' impossibile e renderlo possibile. Quantomeno all' interno di un teatro. Il teatro infatti, ci fa provare emozioni uniche, come in nessun altro luogo o tempo si possono provare. Io, in questo momento, le sto provando e sto vivendo qualcosa di magnifico, grazie a tutte le persone che mi permettono di farlo.

                                                                                                                                              White Cosmos