venerdì 26 marzo 2021

Un percorso di vita

 

Mi ricordo il momento in cui sono arrivato al centro diurno. Sembra ieri, anche se sono passati circa due anni e mezzo. Eppure, ripensandoci, mi sembra di parlare di un' altra vita.

Si, infatti in quel momento stavo attraversando il periodo più difficile della mia vita fino ad allora. Ero in una crisi profonda. Nella mia mente succedeva di tutto. Le cose più incredibili, più assurde, che non riuscivo a spiegarmi e di conseguenza neanche a trovare una soluzione, o comunque un compromesso, un accordo di pace con esse, soltanto per lenire un po' la mia sofferenza. Sì, perché quella sofferenza era troppa e quello che avevo dentro era un mostro. Un mostro così grande che io non potevo far altro che soccombere. Ero al limite, e volevo assolutamente trovare un modo per riuscire a liberarmi dalle mie sofferenze. La cosa che però mi ha salvato è stata la mia testaccia dura. Non volevo darla vinta ai mostri che vogliono farti del male. Ho così deciso un giorno di dare il tutto per tutto e di provare a farmi aiutare da chi aiuta gli altri per mestiere, anzi da chi ha deciso che questo fosse lo scopo della sua vita. Ho avuto così il mio primo incontro con la dottoressa, psicologa, che mi ha seguito per un periodo, cercando, insieme a me, di capire il motivo dei miei disagi e di trovare un modo per affrontarli. Mi ricordo un giorno, durante una seduta, una sua affermazione che mi ha spiazzato. Mi ha detto: “Tu non devi contrastare il tuo problema, ma devi piuttosto stringere un patto con esso”. Lì ho capito che tutto quello che avevo fatto fino a quel momento era totalmente sbagliato. Infatti  io stavo facendo esattamente quello che mi ha detto di non fare, cioè andare contro di esso. Quello è stato il momento in cui, cominciando a comprendere le dinamiche del mio disagio, è cominciata la mia lenta ma costante guarigione, con miglioramenti che vanno a toccare anche molteplici altri aspetti della mia vita. Il punto di svolta, che ha dato un vero slancio al mio processo di guarigione, è stato l' ingresso al centro diurno, un centro terapeutico per persone con i disagi più disparati, nel quale vengono offerti vari laboratori di gruppo diretti da operatori del campo, e grazie ai quali si ha la possibilità di conoscere tante persone, che magari hanno storie simili alla tua. Io mi trovo tuttora in questo magnifico centro e nonostante sia ormai passato un po' di tempo dal mio arrivo, continuo comunque a vedere ogni tanto alcuni piccoli grandi miglioramenti, e anche se la strada che ho da fare è ancora lunga una cosa è certa: “Non mollerò MAI!”

White Cosmos

venerdì 19 marzo 2021

Galleria Borghese

 

Un venerdì di tempo incerto siamo andati a visitare la galleria Borghese di Roma, situata per l' appunto a villa Borghese. Grazie al cellulare di James ci siamo arrivati senza troppi problemi, camminando un po'. Dopo tutte le misure di prevenzione ormai consuete a cui siamo stati sottoposti, ci siamo addentrati all' interno del palazzo. La prima cosa che mi ha colpito è stata la lunghissima scala a chiocciola che abbiamo percorso per arrivare al primo piano. Dopo più di cinquanta gradini, quando oramai cominciavamo ad avere il fiatone, vediamo finalmente un ingresso. Pensavamo di essere arrivati. In realtà era soltanto il bagno, nel caso uno volesse riposarsi un attimo. C' era perfino un sedile dove potersi sedere, però era bucato. Percorriamo un' altra ventina di gradini ed alla fine arriviamo al piano. Vi erano innumerevoli stanze piene di dipinti di epoca rinascimentale, quindi realizzate da artisti vissuti tra fine quattrocento ed inizio seicento circa. Uno di questi era il grandissimo Michelangelo Merisi, detto il “Caravaggio”. A primo impatto, la cosa che mi ha colpito di queste straordinarie opere, è stato il colore assai vivido, acceso, lasciando intuire subito il minuzioso lavoro di restauro a cui esse vengono sottoposte senza il quale non sarebbero giunte fino a noi in queste condizioni. Essendo comunque tutte opere di origine rinascimentale, sono accomunate più o meno dallo stesso stile pittorico, ovvero con la riproduzione delle fattezze umane e dell' ambiente circostante il più possibile fedeli alla realtà. E ci riuscivano alla grande. La tecnica e la maestria di allora erano davvero stupefacenti. Quasi nessuno ormai al giorno d' oggi si cimenta in un compito così arduo. Un' altra cosa che non finirà mai di stupirmi sono i dipinti sui soffitti e come e quanto quegli artisti ci impiegassero per realizzarli, nonché quanta fatica facessero a stare distesi su di un' impalcatura, con la testa rivolta verso l' alto per tutto il tempo dell' esecuzione. Siamo scesi poi di nuovo al piano terra, dove vi era l' altra metà della mostra. Questa volta erano stanze dove sono esposte le opere scultoree più famose del rinascimento, del neoclassicismo e del barocco. Due tra le più importanti sono sicuramente “Paolina Borghese” come Venere vincitrice, scultura neoclassica di Antonio Canova, realizzata in marmo bianco e “Apollo e Dafne”, storia di un amore irrealizzato fra il Dio del Sole e la ninfa appartenente alle Naiadi, gruppo scultoreo in marmo, del periodo barocco di Gian Lorenzo Bernini. Queste sono probabilmente le opere scultoree più conosciute dell' epoca, senza però nulla togliere a tutte le altre presenti nella galleria.

White Cosmos

venerdì 12 marzo 2021

Recensione del film Cloud Atlas


Il film è veramente...pazzesco, del quale è molto difficile fare una recensione ad alcuni miei amici è sembrato peggiore di un rebus o di una sciarada; alcuni mi hanno detto non ci ho capito nulla e mi hanno fatto anche un pò ridere. Il film è dei fratelli anzi ormai delle sorelle Wachowskij e in un certo senso prosegue sulla falsa riga del filone del viaggio dell' eroe già cominciato con i tre Matrix, però questa volta la trama è molto più complicata perchè non c'è una sola storia ma ce ne sono sei! E le sei storie non sono narrate in modo consequenziale, ma si salta da una a un' altra per semplici associazioni di idee o di situazioni. Inoltre  alcune storie si svolgono in un' epoca apparentemente simile alla nostra attuale mentre una è nel settecento, un' altra in prossimo futuro distopico e un' altra ancora in un futuro più lontano ottocento anni dopo una misteriosa caduta della quale non ci viene detto niente così, è per via di questo continuo intreccio di storie molti non hanno capito cosa significa il film mentre io ci vedo un filo conduttore. Secondo me il filo conduttore del film e il suo vero significato è la reincarnazione nel senso che i protagonisti maschili o femminili di ciascuna delle sei storie sono sempre la stessa persona che volta per volta si reincarna dopo la morte in un' altra forma maschile o femminile, e continua le sue avventure. Un altro filo conduttore è nel titolo "Cloud Atlas" che è il titolo di una musica celestiale che forse rappresenta il punto più alto raggiunto in questo intreccio di storie e di vite. La reincarnazione del cristianesimo originario era parte della dottrina cristiana ma poi è stata tolta durante il concilio di Nicea quel concilio che ha deciso quali vangeli adottare come canonici e quali no. Insomma questo per dire che esiste la reincarnazione siccome credo che noi non siamo solo un corpo materiale, ma siamo anche anima e spirito. E lo spirito è la parte di più vera di noi ed è immortale, ma lo spirito serve un corpo materiale per esprimersi e per poter fare esperienza nel mondo e tra i vari spiriti lo spirito di un eroe è qualcosa di più evoluto della media, ed in ogni sua vita sente una spinta irrefrenabile verso il bene, verso la verità, la libertà. Ed il massimo raggiunto in queste sei storie è rappresentato proprio dalla musica celestiale, intitolata l' atlante delle nuvole, ovvero "Cloud Atlas".


Fantozzi ragionier Ugo




 


                                            

martedì 2 marzo 2021

Parco degli acquedotti. II Parte

 La necessità di evitare bruschi dislivelli di pendenza portò alla creazione dell'acquedotto sopraelevato e quindi a una nuovas applicazione dell'arco da ponte fluviale, le cui lunghe teorie costituiranno la caratteristica topologica dell'acquedotto romano. Solitamente a un solo ordine di arcate, tra i più noti l'acquedotto Claudio del secolo D.C. , specie nelle province, essi si assumevano forme più imponenti con vari ordini sovrapposti, inserendosi nell'architettuta cittadina. Il più antico acquedotto romano è quello dell'acqua Appia, che risale al 312 A.C ed è completamente interrato; il primo esempio di acquedotto sostenuto da arcate è quello costituito dall'Anio Vetus che veniva alimentato dalle acque dell'Aniene.Per comprendere il grande lavoro fatto dai romani basti pensare al fatto che nel corso del Medioevo la tecnica di costruzione degli acquedotti non subì praticamente alcuno sviluppo, per di più la mancata manutenzione degli acquedotti esistenti portò alla loro progressiva distribuzione, tanto che già nel VII secolo d.C la rete idrica dei romani era in gran parte inutilizzabile. Spero con questo articolo di avervi incuriosito perchè ne vale la pena andare a visitare il parco degli acquedotti.


Blue Jacket