Un venerdì di tempo incerto siamo andati a visitare la galleria Borghese di Roma, situata per l' appunto a villa Borghese. Grazie al cellulare di James ci siamo arrivati senza troppi problemi, camminando un po'. Dopo tutte le misure di prevenzione ormai consuete a cui siamo stati sottoposti, ci siamo addentrati all' interno del palazzo. La prima cosa che mi ha colpito è stata la lunghissima scala a chiocciola che abbiamo percorso per arrivare al primo piano. Dopo più di cinquanta gradini, quando oramai cominciavamo ad avere il fiatone, vediamo finalmente un ingresso. Pensavamo di essere arrivati. In realtà era soltanto il bagno, nel caso uno volesse riposarsi un attimo. C' era perfino un sedile dove potersi sedere, però era bucato. Percorriamo un' altra ventina di gradini ed alla fine arriviamo al piano. Vi erano innumerevoli stanze piene di dipinti di epoca rinascimentale, quindi realizzate da artisti vissuti tra fine quattrocento ed inizio seicento circa. Uno di questi era il grandissimo Michelangelo Merisi, detto il “Caravaggio”. A primo impatto, la cosa che mi ha colpito di queste straordinarie opere, è stato il colore assai vivido, acceso, lasciando intuire subito il minuzioso lavoro di restauro a cui esse vengono sottoposte senza il quale non sarebbero giunte fino a noi in queste condizioni. Essendo comunque tutte opere di origine rinascimentale, sono accomunate più o meno dallo stesso stile pittorico, ovvero con la riproduzione delle fattezze umane e dell' ambiente circostante il più possibile fedeli alla realtà. E ci riuscivano alla grande. La tecnica e la maestria di allora erano davvero stupefacenti. Quasi nessuno ormai al giorno d' oggi si cimenta in un compito così arduo. Un' altra cosa che non finirà mai di stupirmi sono i dipinti sui soffitti e come e quanto quegli artisti ci impiegassero per realizzarli, nonché quanta fatica facessero a stare distesi su di un' impalcatura, con la testa rivolta verso l' alto per tutto il tempo dell' esecuzione. Siamo scesi poi di nuovo al piano terra, dove vi era l' altra metà della mostra. Questa volta erano stanze dove sono esposte le opere scultoree più famose del rinascimento, del neoclassicismo e del barocco. Due tra le più importanti sono sicuramente “Paolina Borghese” come Venere vincitrice, scultura neoclassica di Antonio Canova, realizzata in marmo bianco e “Apollo e Dafne”, storia di un amore irrealizzato fra il Dio del Sole e la ninfa appartenente alle Naiadi, gruppo scultoreo in marmo, del periodo barocco di Gian Lorenzo Bernini. Queste sono probabilmente le opere scultoree più conosciute dell' epoca, senza però nulla togliere a tutte le altre presenti nella galleria.
White Cosmos
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