Ho appoggiato io l'orecchio
tra un silenzio e l'altro,
sul caldo del tuo seno
bianco e colmo.
Con qualche capello insorto, che mi pizzicava il volto,
e la luce del giorno appresso, che zigzagando,
si infiltrava fra le piante in mostra sul davanzale nostro.
C’era un odore di pelle e coperte, che mi diventava ricordo
e si riproponeva più verace e complesso, ad ogni respiro profondo.
Era come un linguaggio di corpo, come un mimo del sogno:
che mi guidava in quel mondo che stavi sognando.
Credo di avervi visto spavento, Madre… Mi sbaglio?
Inseguimento, sgomento;
la violenza d’un mostro, come un bambino soltanto può intenderlo al mondo…
E mi spiace d’averti svegliato, di colpo,
bagnata di singhiozzo, e ricoperta di pianto.
Dove il mio volto ora lasciava soltanto un livido
rosso, e profondo,
sul caldo del tuo seno, bianco.
Solo lì, tra un silenzio e l'altro,
Sappi che io prestavo, e presterò, sempre,
l’orecchio, al tuo pianto nascosto,
e inespresso.
iononquadro
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