Oggi il vostro nonnino vi parlerà delle Dis-avventure in vacanza. Iniziamo dalle cose serie: Il 17 agosto una famiglia di Anzio, i genitori e i tre figli di cui uno disabile, avrebbero dovuto far rientro in Italia dopo un bel giro in Scozia. Il volo Da Glasgow a Roma, faceva scalo a Francoforte. E invece, un ritardo del primo volo non gli ha permesso di prendere la coincidenza, facendogli così perdere l'aereo prenotato per le 16.45 da Francoforte. Ma vengono avvisati di aspettare che un assistente li porterà al gate a prendere il volo delle 21,30. Ma le ore passano e non arriva nessuno ad aiutarli, e quindi i genitori e i tre figli si vedono costretti ad avviarsi autonomamente verso il gate. Ad attenderli, però, una pessima sorpresa: non solo il volo continua ad accumulare ritardo, ma al tanto agognato momento dell'imbarco la famiglia non viene fatta salire a bordo. Che cosa è accaduto? Finalmente un operatore della Lufthansa li avvisa che partiranno il giorno dopo, perché non c’è il personale addetto alle persone disabili. Ma il calvario della famiglia di Anzio non si conclude così: non solo sono stati lasciati a terra di notte, con tre figli piccoli di cui uno disabile, ma si rendono conto di non avere con loro il farmaco anti-epilettico del figlio, rimasto all'interno delle valigie imbarcate – loro sì – sul volo perso. E questa è la prima dis-avventura capitata ad una famiglia con un figlio disabile, a Francoforte con la compagnia Lufthansa. In barba alle leggi Europee che obbligano gli aeroporti e le compagnie ad aver del personale che assista le persone disabili, che utilizzano i loro servizi. E proprio vero!! Tutto il mondo è paese, in particolar modo quando si tratta di stigma. Voglio chiudere riportando le parole dell’amministratore delegato di RyanAir Michael O’Leary, sull’ingresso di Lufthansa in Ita: “di certo a Lufthansa non importa davvero dell’Italia, si preoccupa soltanto di trasformarla in una grande macchina di trasferimento passeggeri verso la Germania”. Queste le parole di O’Leary! Lasciatemi dire, che forse a Lufthansa non interessa molto neanche dei passeggeri italiani. Ma veniamo ad altri casi occorsi proprio al vostro nonnino che insieme alla sua dolce metà è andato a passare una vacanza nella città di Perugia. Un sabato pomeriggio siamo usciti per visitare due chiese famose di Perugia. Recatici in loco le abbiamo trovate chiuse. Tutto sprangato! Nessuno! Su una di esse c’era un cartello affisso che diceva che apriva solo la mattina dalle 7 alle 10. Anche se sul Web, il sito della suddetta chiesa riportava altri orari. Peccato, non poter vedere o comunque non poter parlare con nessuno. Infatti non c’era un’anima! Che so un prete, un diacono, un sagrestano, una perpetua, un custode, una suora, niente!! Ma vuoi vedere che pure nostro signore era in ferie? O comunque aveva il turno di riposo!? E dulcis in fundo voglio parlarvi del museo archeologico di Perugia, il museo “fai da te” (self service). Naturalmente per visitare il museo archeologico di Perugia si deve pagare il relativo biglietto. Nel museo “fai da te” c’è la biglietteria con lo sportello ma non c’è nessuno, ma puoi fare il biglietto alla “macchinetta” e pagare elettronicamente. Le luci si accendono solo quando qualche visitatore accede alla suddetta sala, e alle relative teche, altrimenti è tutto buio. Naturalmente non c’è nessuno nelle sale del museo e nessuno nel punto di info. L’unica presenza umana è nella sala controllo. Dove del personale controlla tutto ciò che succede (almeno credo). Proprio una bella idea!! Peccato non ci sia nessuno a dirti che il museo è un fai da te (self service). Alcuni turisti sono andati via perché non sapevano come funzionava (turisti stranieri o poco pratici di self service, naturalmente). E con questo è tutto! Un saluto.
Nonno Elpho
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