venerdì 27 settembre 2024

Tempo de guera


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In questi brutti tempi de guera,

la pace nun ce sta più,

mentre trema tutta la tera.


La pace se n' è annata.

Nun se ricordamo manco più

quann'è stata l'urtima vorta

che l'avemo provata.

Se la semo scordata.

Anzi, io direi...

che l'avemo popo rinnegata.


Ma che c'avranno mai in testa sti stórti,

che vonno tutti morti.

Che artro popo nun han da fare

che sgancià bombe, missili ed esplosioni...

Pe' fà festa.


Essi, artefici de morte,

in questa grigia era funesta.


La nera signora è dappertutto.

Ariva da ogni parte, da ogni luogo.

È peggio della peggior malattia, della malaria.

Se ode, se vede, se tocca...

e se respira nell'aria.


A lei, de te, nun serve prova.

Nu' je scappi!

E anche si ce provi, lei, prima o poi... te trova.


La morte de là è sovrana.

Donne, uomini, bambini.

La morte è cieca. Ariva in un lampo,

E li coje nei loro lettini.


Che cos'è la pietà?

Quarcuno forse ancora lo sà, vai a sapé...

'Na parola ar vento,

o forse scritta su quarche libro.

Ma ormai, che senso ha...!


Eppure la pace nun è poi così brutta!

Anzi, è pure bella. A me me piace.

Ed è 'na cosa de cui c'avrebbe bisogno la tera tutta.


Quarcuno a vòrte dice:

"Vorei tanto stà in pace!"

Ma purtroppo nun è facile avella.

E pe' quella, devi lottà!

Ma c'è sempre quarcuno

che nun te la vòle dà!


White Cosmos



Signor Ludwig: l'uomo o il genio



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Doveva esserci qualcosa di strano in quella scuola Viennese e imperlata di una neve del passato, o forse si trattò solo dello spirito del tempo, così forte e viscerale, o di certe forze intestine che si trovano in posizioni emergenti o moti storici incredibili e inspiegabili, ma un ragazzo silenzioso, taciturno, assertivo, che in futuro niente meno che dal logico e filosofo Russel verrà definito “il prototipo del genio”, condivideva le aule, i corridoi, forse gli insegnanti e che dire, forse anche le pause ricreative con il più grande genocida del novecento, entrambi a modo loro, ossessionati da un’idea precisa, non banale e non scontata.

Un’idea non di tutti i giorni, insomma, che su quella Vienna di fine 800 e inizio 900 si respirava in questi due bambini come oggi si respira lo smog o si tira una sigaretta.

L’idea era questa: l’ossessione, per una soluzione finale. Una cesura nella storia, un prima e dopo, un concetto di limite, su cui ci si muove in equilibrio. Da un lato l'aberrante fine della popolazione ebraica e di tutti coloro che venivano considerati diversi, scomodi, e non ariani da parte del secondo bambino, oggi noto con il nome di Adolf Hitler.

Dall’altra, l’idea di terminare la filosofia, di trovare un limite e un limitare al linguaggio della filosofia e della logica. Di scrivere, in un certo senso, il libro definitivo. Da cui, oltre ad esso non si può parlare (né scrivere).

Stiamo descrivendo il filosofo del linguaggio e logico Ludwig Wittgenstein, oggi considerato una delle personalità più importanti del 900.

Il suo primo libro, da leggere, è un’autentica sfida; di una complessità disarmante e con una struttura alquanto strana ed enigmatica, fatta di 7 brevi frasi che postulano dei concetti, e molti altri corollari e definizioni sempre molto brevi che vanno a chiarire via via questi postulati.

Il libro si trova sul limitare arcano fra una dimostrazione di matematica pura e di logica ferrea ma Il suo contenuto, invece, parla del linguaggio e del mondo.

La tesi di Wittgenstein è che ci sia un parallelismo tra linguaggio e mondo, appunto. Che il vero linguaggio, o meglio l’unico linguaggio che ha senso, è il linguaggio dei fatti, pratico e preciso, della scienza, che si occupa di realtà. Una frase come “il tavolo è marrone”, ha senso. Una frase come “l’anima è profonda”, o “la vita è bella”, non lo hanno, in quanto non sono immagini di fatti e di realtà.

Eppure Wittgenstein non è stupido. Frasi come queste sono anzi la maggioranza del nostro linguaggio e sono anzi forse le più importanti per noi. Ciò, come si spiega?

Intanto lui non vuole trovare frasi di seria A e frasi di serie B; ma solo quelle di cui si può parlare con certezza, il linguaggio che ha senso, e quello viceversa, che lui definisce “il mistico”, e a cui relega l’ultima delle 7 preposizioni.

Il mistico, ci spiega, forse è la parte più importante per l’uomo, ma non se ne può parlare in maniera logica. In questo senso afferma, ai titoli di coda del suo libro: “Di tutto ciò di cui non si può parlare, si deve tacere”.

Eppure passano gli anni, Wittgenstein si ritira in alterne solitudini in Norvegia e qualcosa cambia.

Si reinventa, e scrive un altro libro che verrà universalmente considerato come il “secondo Wittgenstein”.

In questo dirà che i linguaggi sono “giochi” che dipendono dalla situazione e dal contesto in cui sono inseriti. A seconda di questo possono essere sensati per uno e insensati per gli altri. In un gioco di prospettive e prospettivismo ricrea dalla base non solo se stesso e il suo pensiero, ma ha l’umiltà di riproporsi nudo, sconfitto da se stesso e rinato. Come un uomo che sa che cambiare non è un fatto scontato. Tanti rimangono fossilizzati, per intere vite su cose che sanno fare bene (e per carità va bene anche questo). Eppure, forse, semplicemente si propagano, si assuefanno a se stessi. Smettono di essere in ascolto, in qualche modo.

Uccidono il diverso, dentro di loro, e vivono in una torre d’avorio di sicurezze in realtà molto fragili. Perché la vita e il cambiamento irrompe, come un fiume fuori gli argini e sboccia come i fiori lungo i campi.

In quegli anni, Hitler, il simbolo non solo di un uomo enormemente negativo, ma anche di un uomo rigido e non in grado di cambiare le sue idee, era già morto da tempo nel suo bunker, forse proprio per questo fatto: non aveva accettato la sconfitta della germania e del suo pensiero assolutista.

E pensare che Wittgenstein, l’altro bambino Viennese, ha accettato persino la sconfitta di un genio, ossia se stesso, pur di reinventarsi uomo.

iononquadro

venerdì 20 settembre 2024

Il Salvatore e il Difensore

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Oggi il vostro nonnino vi parlerà di due personaggi, uno italiano, Matteo Salvini, e l'altro americano, Donald Trump. Partiamo da Salvini, il Difensore dei confini italiani. Eh sì!! È lui colui che difende il nostro territorio dall'invasore, dallo straniero che vuole invaderci. Meno male, tutti gli italiani tirano un sospirone di sollievo sapendo che abbiamo un così valido difensore che respinge gli immigrati, i naufraghi, e tutti coloro che tentano di attraversare i confini del Belpaese. Vade retro! Qui non si passa! Ma non finisce qui, eh sì!! Oltre al Difensore dei confini italiani, abbiamo, e lasciatemi dire abbiamo, anche un Salvatore, ma che dico, il Salvatore. Eh sì, sto parlando di Donald Trump, colui che salverà il mondo intero, non solo gli Stati Uniti, ma tutti noi. È finito il tempo delle guerre, delle carestie, delle difficoltà internazionali, della fame, del terrorismo, niente più di ciò accadrà, perché il Salvatore è tra noi. Meno male! Possiamo dormire sonni tranquilli o come diceva un altro Matteo, Matteo Renzi, "Enrico stai sereno!"


Nonno Elpho

Signor Tonno


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Con un vago retrogusto di pesce atlantico e ottone di vecchia forgia, questa è una storia passata di bocca in bocca e che si svolge, quasi del tutto, in un mercato rionale di un quartiere di Roma. Uno di quelli che più o meno tutti abbiamo frequentato o visitato, anche solo per comprare una verdura un po’ più genuina, a km 0 dalla campagna, o più vicina al portone di casa.

Aveva lì un banchetto sconnesso, credo, quest’uomo. Solitario, schivo, silenzioso. In qualche modo fiero, in qualche modo onesto venditore di alimenti freschi. Uno spaccio di prosciutti, salumi vari, dolci più o meno preparati o quantomeno venduti con amore.

Aveva un piccolo recipiente per il miele, un altro per le olive. Ne aveva uno per il pesce sott’olio e sotto sale. Uno di tonno in cui regolarmente, fiero, infilava il suo pettine d’ottone e se lo passava fra i capelli, oramai non più così folti come erano nelle annate da qui venute, per pettinarli.

Le genti che passavano distratte, lo canzonavano per il suo odore rancido di pesce. Per le sue acconciature rigide e oleose. Per il suo pettine d’ottone nelle bacinelle. Tanto che mi venne tramandata questa storia da mio padre, tramite il racconto di un collega suo d’ufficio. Il racconto canzonatorio verteva sul signore: questo tale “Sig. Tonno”, il quale vi ho descritto in questo breve tempo.

Smorzate ora, però, le risate iniziali, ci ripenso a lui. Anche spesso. Ci ripenso a Sig. Tonno, come a metà fra una amico e una figura formativa, una figura mitologica della mia e della nostra storia. Egli in fondo non è altro che noi tutti, credo. Coi nostri comportamenti buffi, a tratti dolci e che fanno o dovrebbero fare tenerezza; le nostre modalità che solo apparentemente si adeguano a questa normalità tanto ostentata, ma in realtà mai realmente vista ed esistita (per fortuna) nella massa invisibilmente diversa, più o meno sottilmente incasinata.

Sig. Tonno, siamo noi con le nostre insicurezze, e i nostri mille motivi per cui molti di noi si sentono esclusi, non capiti. Soli.

Ognuno ha le sue cause, le sue insicurezze, dalla puzza sotto le ascelle, alle prove costume, fino a sofferenze di nature più profonde, o nascoste e sconosciute.

Come Sig. Tonno, bullizzato nel silenzio, preso in giro e scansato per l’olezzo. Qualcuno l’hai mai amato, gli ha mai chiesto come ci si sente ad essere snobbato, rifiutato per un fatto che lui forse non ha nemmeno mai capito, ma che sentiva come ingiusto. Posso solo immaginare la rabbia di Sig. Tonno, il suo universo, di questo scemo del villaggio condannato per essere ignaro di un fatto su se stesso, a questo scherno. In questo caso è il villaggio ad essere in torto e solo in torto. Ma io non sono un moralista. Dettare legge non è il mio verbo. Io sono qui per imparare, su me stesso e sul mondo da Sig. Tonno, un uomo distrutto da un dettaglio. La saggezza popolare dice che il diavolo sta in questo, appunto, in un dettaglio. In quel gesto di pettinare i capelli con il tonno.

Io continuo a cercare di capire, di riuscire a uscire anche tramite queste figure mitologiche da un dolore personale a loro simile e dissimile, Non so forse nemmeno io in che termini e sotto quale luce. Un dolore non di tutti, certo; perché "tutti" è una parola che significa "diverso". Se incolpare un mondo brutto perché ci vuole ferire, o pensare le cose in maniere più complesse e articolate: anche questo non so dirlo.

Perché credo che non ci sia una morale precisa nelle mie parole, se non che mi appartengono come mi appartiene Sig. Tonno e tante altre persone, tra filosofi, scrittori conosciuti e meno conosciuti.

La sua, la loro vita non solo vissuta e raccontata da cronista. Ma vissuta, per una fetta come se mi viva e mi appartenga. Come se mi lenisca.



Come se fossimo per dirla in modo un po' banale, su una stessa barca.

iononquadro

La colpa è sempre dell'allenatore?

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Bentrovati e bentrovate a tutte e tutti dal vostro immarcabile Fantozzi ragionier Ugo! Come forse già sapete, il vostro ragioniere ha una piccola debolezza, è un tifoso sfegatato della Roma! E lo è praticamente da sempre, non ricordo esattamente quando è iniziato questo "vizio", potrebbe essere già all'età di 5 anni, nel lontano 1977! Poi ci fu il magico biennio 1982-83, con giocatori come Di Bartolomei, Pruzzo, Conti, Falcao etc e poi nel 2001 ho vissuto un altro scudetto, con l'epopea di Totti, De Rossi etc. Insomma in quasi 100 anni di storia la Roma ha vinto davvero poco, solo tre scudetti, ma il tifoso vero non si scoraggia per questo, anzi continua imperterrito a tifare nonostante tutto! Di recente la Roma è tornata in una inquietante mediocrità siccome a fronte di ingenti e ripetuti investimenti non riesce ad andare oltre il sesto / settimo posto in campionato. Nelle coppe va un po' meglio, anche se il sogno della presidenza della Roma sarebbe la Champions League, ovvero la nuova serie A europea, mentre la Roma riesce a fare bene in Europa League che sarebbe la serie B, e si è portata a casa una coppa del nonno alias Conference League con Mourinho come allenatore. Ma questi piccoli successi europei della Roma non mi convincono più di tanto, in generale il gioco della Roma lascia a desiderare e ci sono degli inspiegabili cali di rendimento della squadra e di alcuni singoli giocatori. Alcuni giocatori giallorossi sembra che facciano il piacere di giocare o che addirittura facciano finta del tutto di giocare a pallone. Infatti non si spiega anche il perché alcuni giocatori appena venduti dalla Roma ad altre squadre tornino a giocare bene mentre alla Roma facevano schifo e pietà; come non si spiega il perché giocatori freschi appena acquistati dalla Roma diventino sistematicamente delle pippe invereconde. Tutto ciò a scapito degli allenatori ovviamente, che sono sempre i primi a pagare quando qualcosa non va. Le intemperanze dei giocatori le ha pagate il condottiero Mourinho, e adesso le paga anche la bandiera De Rossi. Juric durerà?

Fantozzi ragionier Ugo

FERRAGOSTO

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Questa ricorrenza cade il 15 agosto, ed oggi è dedicata all’ Assunzione di Maria Vergine, ma pochi sanno che la ricorrenza è pagana. Nel 18 a.C. , infatti, Ottaviano fu proclamato Augusto, quindi venerabile e sacro, dal Senato. In questa occasione l’ imperatore dichiarò tutto il mese di agosto Feriae Augusti, le vacanze di Augusto, visto che questo includeva molte feste religiose, la più importante delle quali era la festa di Diana, che cadeva il 13. Sembra che nel 21 a.c. le Feriae Augusti mutarono nome in feriae augustales, riunendo in un unico festeggiamento tutte le feste del mese. Da allora  i raccolti sarebbero stati dedicati all' imperatore quale garante degli approvvigionamenti, non solo dei romani in genere, ma dei poveri che ricevevano gratis il grano e l' olio. A Roma in Agosto si concentrarono molte feste con relative celebrazioni, di cui la più importante era quella di Diana sull’ Aventino Diana era una Dea importantissima e molto seguita, ma non tanto nell’ Urbe quanto nelle campagne di tutto il suolo italico. Di fatto Augusto donò al popolo romano un mese di ferie, anche perché ad agosto il lavoro dei campi era finito, per cui andava bene ai contadini, e a Roma erano quasi tutti giorni di festa, 25 giorni di festa, che con quello dell’ incoronazione di Ottaviano facevano 26, tanto valeva dichiarare festa per tutto il mese, e così fece Ottaviano, tra il plauso popolare. Come si è arrivati a festeggiare l’ Assunta il 15 agosto ? Maria, madre di Dio, non è stata molto ricordata nei Vangeli. Il culto dell’ Assunzione incomincia a diffondersi soltanto tra il IV e il V secolo. A Gerusalemme si cominciò a celebrarla all’ inizio del VI secolo nella chiesa costruita sui Getsemani, dove si narrava che Maria fosse stata sepolta. L’ imperatore Maurizio ordinò che la celebrazione venisse estesa a tutto l’ impero e, verso il Mille diventò una ricorrenza in cui si osserva il riposo. Chiamata Dormizione, non era chiaro a quale riposo alludesse a volte si parlava di corpo incorrotto, in altre di un corpo che veniva avvolto dalla luce e assunto in cielo. Morta o Assunta ? Il dibattito continuò per secoli, finché, nel 1950, Pio XII confermò che l’ assunzione è un fatto divinamente rivelato. Ma il ferragosto è una festa antichissima, che, come molte altre feste divenute in seguito cristiane, ha origini pagane.

Blue Jacket

venerdì 13 settembre 2024

Il Balocco



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Calma e soffice, si rompe anche la luce

alla porta sulla fine delle scale.

Cade un arcobaleno di parole e sale,

infine,

un piccolissimo fonema di stupore.

Ritrovato l'hai, si dice

Fra le cose ritirate:

dalle guerre, dall'amore e le tristezze

ormai archiviate.

Le dolcezze che gli avevi regalate,

scongelate

sembrano ancora genuine, come

ora riaffiorate, da sotto neve madre.

Quel giocattolo di lana e 2 o 3 pezze

abbracci, in moto di bambino senza colpe.

Quel pupazzo che credevi dipartito,

sei adulto, eppure, ancore è nel teatrino vostro, infinito;

che allestivi tu e lui, al calar del cielo,

sopra un mondo che sentivi, spaventoso.


iononquadro

Non è così! Falsi miti nel mondo della palestra

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Nel mondo della palestra e del fitness, esistono purtroppo delle credenze, delle convinzioni assolutamente infondate, senza alcuna base scientifica e dimostrata. Cose che abbiamo sentito dire, voci di corridoio o meglio, da palestra, dette da chissà chi e chissà per quale motivo. Magari basandosi soltanto su delle sensazioni, cioè sul niente. Insomma dei veri e propri miti, totalmente falsi. Il problema è che a noi le cose false ci stuzzicano, vista la nostra curiosità innata. Ne siamo attratti fino a volte al punto di dargli credito, anche se appunto, false. Questo secondo me può essere in parte spiegato dal fatto che spesso credere ad alcune cose, alcune dicerie, ci fa comodo perché in effetti ci semplifica la vita. Diciamo che in questo modo ci sentiamo rassicurati dalle informazioni che abbiamo acquisito ed evitiamo così il problema: farci delle domande. Uuhh, che brutte le domande! Eehh... mannaggia mannaggia! Noi e la nostra pigrizia! Le domande sono importanti, come le parole. Senza domande non troveremo le risposte. Eppure dovremmo essere curiosi di conoscere tutte le informazioni che riguardano in generale ciò che ci piace, in questo caso il mondo della palestra e del fitness, visto che esse ci aiuterebbero anche a fare meglio i nostri allenamenti e ad ottimizzare le cose, permettendoci poi del resto, di ottenere migliori risultati. E di certo i miti che circolano in questo mondo non ci aiutano in questo. Anzi, ci mettono degli ostacoli. E non è poco se il nostro obiettivo è, appunto, il risultato. 

Ma passiamo adesso a degli esempi pratici, che so essere quello che volete sentire cari lettori e ascoltatori. Allora, diamo il via alle danze!

Il primo mito di cui vi voglio parlare è il seguente: "La corsa è il modo migliore per dimagrire". Mi dispiace tanto per i fautori della corsa come principale metodo per dimagrire, ma non è così. Come ho già detto in un mio precedente articolo, essa, essendo un'attività cardio, fa battere il cuore e fa sudare, ma non fa dimagrire. 

A questo punto, per il secondo mito, mi ricollego alla questione del sudore. "Sudando si perde grasso". No! Purtroppo anche questo non è vero. Anch'esso è un falso mito che deve essere smontato. Col sudore infatti, si perde soltanto acqua, qualche sale minerale, ma niente di più. Nel sudore non c'è la minima traccia di grasso corporeo. Mi dispiace! 

Terzo mito: "Ammazzarsi di addominali fa perdere grasso sulla pancia". No! Falso! Non si può perdere grasso localizzato. Purtroppo, la faccenda non è così semplice. Focalizzandoci sull'esercizio per un muscolo o una parte del corpo specifica, non si perde più grasso in quel punto. Non possiamo scegliere dove dimagrire. Lo sceglie la nostra genetica.

Quarto mito: "Si possono allenare gli addominali alti e gli addominali bassi". È falso anche questo. Il retto dell'addome è un unico muscolo e di conseguenza lavora tutto insieme. Probabilmente ci ingannano i quadratini di cui è composto, facendoci immaginare una distinzione o separazione del focus allenante. Sarebbe come dire: "Alleno il bicipite in punti diversi del muscolo". Semplicemente non è possibile.

E per concludere voglio menzionare il discorso della "finestra anabolica", ovvero quel range o finestra temporale che ci sarebbe subito dopo l'allenamento, entro la quale dobbiamo assolutamente mangiare altrimenti non otteniamo risultati. Questa finestra sarebbe teoricamente nei 60 minuti successivi circa. Falso! I tempi indicativi per ciò sono molto più lunghi. Possiamo tranquillamente prendercela più comoda. Il range ottimale è di alcune ore. Non c'è bisogno di correre ad ingurgitare cibo immediatamente dopo aver finito il proprio allenamento, come fanno molti che li vedi negli spogliatoi mentre tirano fuori dallo zaino barrette proteiche, fette di pane e prosciutto, petto di pollo, shaker di albumi d'uovo, etc. Non è necessario! Il tempo c'è, non vi preoccupate. Il nostro corpo è molto più intelligente di quello che pensiamo e sa benissimo come fare.

A questo punto, avendo parlato di finestra anabolica, direi che posso fermarmi qui anche se naturalmente non ho detto tutto, e di chiudere la finestra. 

Un saluto a tutti, ciao!


White Cosmos

Il nuovo formato delle coppe europee è quasi un campionato, ma...

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Salve a tutti e a tutte dal vostro impareggiabile Fantozzi ragionier Ugo! Oggi, come accade spesso purtroppo, gli argomenti latitano e allora scrivo un altro articolo sul calcio! Il calcio europeo si sta evolvendo, piano piano, molto piano per la verità, a passo di lumaca per dirla tutta! Qualche giorno fa ho dato un'occhiata al nuovo formato di Champions League, Europa League e Conference League, sono stato piuttosto colpito, in positivo, dalla prima fase a campionato che è un girone unico a ben 36 squadre! Peccato però che questa fase duri solo 8 partite poi c'è di nuovo la solita fase ad eliminazione diretta! Insomma a mio parere hanno fatto un bel papocchio, e va bene che la politica è l'arte del compromesso, ma qui si esagera! Cambiare tutto per non cambiare nulla diceva qualcun altro... Infatti l'anno scorso le partite della prima fase erano 6, più le 2 partite di playoff (che adesso non ci sono più), quindi sempre 8 partite di coppe europee come l'anno scorso! Ma questi campionati nazionali quando si decideranno a ridurli? O magari a eliminarli del tutto, mettendo in piedi un vero e proprio campionato europeo. Infatti più guardo la prima fase delle nuove coppe europee e più mi sembra in nuce che potrebbero diventare una nuova serie A europea (la Champions League), la serie B (Europa League) e anche la serie C (la Conference League). Capisco che il problema politico è molto difficile da risolvere, perché l'Italia, la Francia, la Germania etc non hanno proprio nessuna intenzione di rinunciare alla loro identità nazionale, e quindi questa cosa si riflette anche sul calcio; ma se questi tizi della UEFA esagerano con i loro compromessi, o continuano a inventarsi competizioni inutili come la Nation's League, poi c'è un fantasma che si aggira per l'Europa e che potrebbe concretizzarsi: la SuperLega. Il parlamento europeo ha smontato del tutto i tizi della UEFA decretando che volendo si può fare concorrenza alla UEFA organizzando altri campionati...


Fantozzi ragionier Ugo

venerdì 6 settembre 2024

Why's everything so heavy? Pt2



https://metalitalia.com/articolo/linkin-park-copertina-e-data-di-pubblicazione-del-nuovo-album-living-things/ 



Buongiorno a tutti dal vostro imperpuffabile Buio Totale.

Quest'oggi vorrei potervi dire....quest'oggi una ceppa....non sto bene, i mostri dentro stanno ricominciando a bussare e mi ritrovo a fare i conti (giorno e notte) con pensieri ormai lontani. C'è sempre quella c***o di voce, quel chiodo fisso è un continuo "ma perché non la fai finita? Ma tanto non vali nulla che ci stai a fare qua? Ammazzati." Eh...si lo farei, ma poi boh non so....forse la vergogna nei confronti di chi rimane sarebbe troppo grande. E così vado avanti a sopravvivere...fingendo sorrisi e rispondendo "bene grazie e tu?" A chi mi chiede "come stai?" Sicuro che tanto mentre me lo chiede sta pensando che deve prendere il latte al supermercato. Quando io vorrei...che veramente ci fosse qualcuno che al suo "come stai?" Si mettesse seduto accanto a me e ascoltasse tutto quello che ho da vomitargli addosso, che vedesse quei buchi lì dentro dove è stata lacerata l'anima, che sentisse l'amaro delle mie lacrime che mi desse un fazzoletto per asciugarle e....magari mi dicesse "daje annamose a fa un caffettino". E invece tutto ciò......lo fa solo la musica.........

Buio Totale

Fantozzi e un mondo di alienati, tutti a vedere Alien!

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Benpasciuti e benpasciute dal vostro eterico Fantozzi ragionier Ugo! Mercoledì al gruppo cinema c'è stata una piccola rivoluzione e abbiamo scelto di avventurarci nell'antro buio di... Alien Romulus, il nuovo film della serie Alien. Questo film è pure VM 14, e in effetti alcuni operatori ci avevano detto che non lo potevamo vedere, perché è un film troppo spaventoso! E in effetti il film è un po' spaventoso, però non lo catalogherei come un film di paura, o un film dell'orrore, per me resta comunque soprattutto un film di fantascienza o di fantascemenza come ama dire mia madre. Secondo me molti film di fantascienza hanno il pregio di anticipare un po' il futuro, di far vedere una possibile tecnologia alla quale però ancora non siamo arrivati. Per esempio per varie ragioni non siamo arrivati a poter costruire vere e proprie astronavi, come quelle che si vedono in questo film e in altri simili; non siamo arrivati a capire che cos'è veramente la gravità, nel film si vedono i protagonisti che una volta sbarcati in una grossa astronave abbandonata, usano il generatore di gravità per avere una gravità simile a quella terrestre all'interno dell'astronave. In altri film si vede l'utilizzo del teletrasporto, ma noi come civiltà non siamo arrivati ancora a capire a fondo l'energia e la luce, in questo il nostro apice è la ben nota formula di Einstein, e=mc2. Ma in qualche modo molti film e molta letteratura di fantascienza sembrano dire che a queste cose è possibile arrivarci. Come però, è tutto da vedere. Quello che ci manca è soprattutto una coscienza e una consapevolezza della nostra vera essenza umana, e questo anche sembra essere il messaggio nascosto dei film di Alien. Lo diceva anche Marx che siamo degli alienati, ma forse non si immaginava fino a che punto lo siamo! Per l'uomo comune, "normale", l'umanità vera appare come un mostro orripilante, un parassita alieno, e quindi... Alien!!!


Fantozzi ragionier Ugo

Olimpiadi

 



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E’ tempo di olimpiadi e mi sembra una buona idea scrivere qualcosa al riguardo: quando
si disputano le Olimpiadi miliardi di persone si incollano ai televisori o ai computer per 
seguire le gare. Le Olimpiadi sono infatti uno degli eventi sportivi più seguiti del mondo. 
Ma perché sono state istituite e qual è la loro storia? Le Olimpiadi furono istituite alla fine 
del XIX secolo dal barone Pierre de Coubertin, pedagogista e storico francese, per 
coinvolgere tutti i popoli in un evento universale con significato romantico dello spirito 
legato all’antichità. Le Olimpiadi si svolgono ogni quattro anni in un paese sempre diverso. 
I Giochi della prima Olimpiade dell’epoca moderna si svolsero nel 1896 ad Atene e fu un 
grande successo, il più grande evento sportivo mai organizzato prima. Torna a vivere lo 
spirito degli antichi greci, si gareggia fra nazione e nazione con spirito prettamente 
agonistico, senza odi, senza rancori. Nella Grecia antica, le attività ginnico-sportive erano 
considerate un mezzo per formare i cittadini dal punto di vista fisico e caratteriale. La 
Grecia era divisa in città-stato (le poleis), in molte delle quali si organizzavano 
competizioni sportive di carattere locale. Esistevano, inoltre, manifestazioni alle quali 
potevano partecipare tutti i greci, come le Olimpiadi, nate nel 776 a.C. e disputate ogni 
quattro anni nella città di Olimpia. In origine il programma delle Olimpiadi includeva solo la  corsa sulla distanza dello stadion, circa 192 metri, ma con il passare del tempo si 
aggiunsero altre prove: corsa su altre distanze, competizioni di bighe, cioè carri trainati da 
cavalli e sport di combattimento come il pugilato e il pancrazio, cioè la lotta senza quasi 
esclusione di colpi. Le Olimpiadi avevano una grande risonanza, al punto che, quando 
erano in corso, le poleis sospendevano le eventuali guerre tra loro, con la cosiddetta 
“tregua olimpica”. Tuttavia nel II secolo a. C., quando la Grecia fu conquistata da Roma, 
L'importanza dei Giochi iniziò a scemare e con il tempo la manifestazione cessò di esistere. Come ho già accennato la prima edizione delle Olimpiadi moderne si tenne nel 1896 ad Atene. Parteciparono 241 atleti, la maggior parte dei quali non ancora divisi per  delegazioni nazionali, ma iscritti individualmente. Le edizioni successive si disputarono in 
altre città. I partecipanti aumentarono e in molti Paesi all’inizio del Novecento furono costituiti i comitati olimpici nazionali (come il nostro Coni) per selezionare le squadre. Le  Olimpiadi si disputarono regolarmente fino al 1912. Nel 1916, invece, la manifestazione fu annullata a causa della Prima Guerra Mondiale: era un rovesciamento della prassi in uso  nel mondo antico, perché era la guerra a fermare le Olimpiadi e non il contrario. Negli anni recenti le “dimensioni” dei Giochi sono cresciute a dismisura. Basti pensare che all’ultima edizione, quella di Tokyo 2020 , hanno partecipato 11.483 atleti, dei quali quasi la metà (5.498) donne. I Paesi presenti erano 205: praticamente tutto il mondo. Anche il pubblico è  cresciuto enormemente e, di conseguenza, è aumentato il denaro che circola intorno alle Olimpiadi, perché gli sponsor sono disposti a investire cifre molto ingenti. Inoltre, gli atleti professionisti, che già nel corso del Novecento potevano partecipare alle gare di alcuni sport, sono stati ammessi in un quasi tutte le discipline.




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