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Considerato da molti il film più divertente di Blake Edwards, è una commedia scatenata che deve gran parte della sua riuscita alla capacità d’improvvisazione e forse anche alla particolare personalità di Peter Sellers, adorabile nel ruolo principale. Era la prima collaborazione tra il regista e l’attore dopo l’esperienza della Pantera Rosa, e anche senza le peripezie del buffo detective, Sellers riesce a creare intorno a sé uno scenario di vera follia. L’esigua trama, che è poco più di un canovaccio, crea tutta una serie di situazioni spassosissime che culminano in un finale memorabile. Bakshi, attore indiano ingaggiato come comparsa per un film in costume, distrugge involontariamente il set allestito per le riprese; il produttore, infuriato, lo licenzia e dice alla segretaria di cancellarlo dall’elenco delle comparse. Per un errore, Bakshi viene invece inserito nell’elenco degli invitati a una festa privata, organizzata dalla moglie del produttore nella loro lussuosa villa. Dal momento in cui entrerà in casa, il povero Bakshi distruggerà praticamente tutto quello che tocca, sempre senza volere, ma non per questo i danni saranno di minore entità. In breve, riuscirà ad attirare l’attenzione di tutti i presenti con la sua goffaggine, suscitando una irrefrenabile ondata di piccoli incidenti, che creano un risultato di comicità degno dei grandi della vecchia Hollywood. Il film trae sicuramente vantaggio dal fatto di non avere una vera trama: Edwards ha dato carta bianca a Sellers per improvvisare, e questo dà vita a una serie di gag divertentissime che si susseguono in un flusso costante almeno per tutta la prima ora. Grazie all’ineguagliabile talento di Peter Sellers, Bakshi riesce a essere l’eroe sfortunato che ruba la scena a tutti e, nello stesso tempo, l’umorismo combinato con la storia inesistente conferisce all’insieme un’aria di imprevedibilità che rende le trovate ancora più memorabili ed esilaranti. Può ricordare film come Una pallottola spuntata, ma non è appesantito da troppi personaggi secondari e da inutili complicazioni della trama, almeno per la prima ora. Solo quando si inserisce una sotto trama sentimentale un po’ fuori luogo, il film rallenta leggermente il ritmo, ma l’umorismo continua a essere protagonista. C’è un po’ di Mr. Bean, se vogliamo riferirci a qualcosa di più vicino a noi. La sua goffaggine distruttiva sembra irradiarsi anche agli altri personaggi del film: un cameriere alticcio, un maggiordomo prossimo all’esaurimento nervoso, e via via la sequenza di gag continua da un personaggio all’altro in un crescendo continuo. Hollywood party nel complesso rimane un film indefinibile: sicuramente commedia, ma anche satira di costume e in qualche modo racconto morale. Un piccolo capolavoro, che dopo più di cinquant’anni riesce ancora a farci sorridere.
Blue Jacket
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