venerdì 18 giugno 2021

La Storia di patrik zaki e giulio regeni

  

Il 7 febbraio 2020 Patrick Zaki, studente egiziano dell' Università di Bologna, è stato arrestato all'aeroporto internazionale del Cairo. Da più di un anno è detenuto dal regime del suo Paese per propaganda sovversiva.
Nel corso della sua prigionia in tanti si sono mobilitati per chiedere al governo egiziano la scarcerazione dell' attivista 28enne.
L'accusa mossa al regime del presidente Abdel Fattah al Sisi è di averlo imprigionato ingiustamente, per motivi politici. Prima del suo arresto, era impegnato in un dottorato sugli studi di genere presso l'Universita' di Bologna. È stato arrestato all' aeroporto internazionale del Cairo il 7 febbraio 2020. L'accusa, resa nota solo in un secondo momento, è di propaganda sovversiva. Subito dopo l'arresto è stato portato a Mansoura.
Si dice che sia stato interrogato duramente, minacciato, picchiato e persino sottoposto a scosse elettriche.
Zaki viveva a Bologna dove svolgeva attività di ricercatore sui diritti umani e di genere.A febbraio 2020 decise di tornare in Egitto per andare a trovare la sua famiglia per 2 settimane. Al suo atterraggio in patria, lo studente egiziano è stato arrestato all' aeroporto del Cairo. È sparito per le 24 ore successive senza che nessuno sapesse più niente di lui. È stato portato dal Cairo a Mansoura, qualche decina di km a nord della capitale, dove è stato sottoposto a un brutale interrogatorio. Su Zaki pendeva un mandato d'arresto in Egitto dallo scorso settembre ma lui ne era all' oscuro.
Patrick Zaki è accusato di aver pubblicato notizie false sui social con lo scopo di disturbare la pace sociale, di aver incoraggiato le proteste contro l'autorità pubblica e il rovesciamento dello stato egiziano.
Il regime egiziano, noto per essere repressivo e violento, rivolge queste accuse ai dissidenti o a chi è critico nei confronti del governo.
Secondo Amnesty International Zaki rischia fino a 25 anni di carcere.
Secondo gli avvocati del ragazzo i post pubblicati su Facebook che gli sono costati la galera sarebbero falsi.
Le accuse sono state rese note allo studente solo il sabato mattina dopo il suo arresto, davanti alla procura di Mansoura.
Le prime udienze del processo contro Zaki si sono tenute solamente a Luglio del 2020.
Dall' arresto erano passati 5 mesi. Lo scorso 7 dicembre il giudice della terza sezione del tribunale antiterrorismo del Cairo ha stabilito un primo prolungamento del carcere preventivo, rimandato nuovamente il 2 febbraio 2021. Ma la custodia dello studente viene allungata di volta in volta. Ormai siamo oltre i quattordici mesi.
Il caso del giovane egiziano ha sollevato l'indignazione di tutto il mondo. Amnesty International Italia ha lanciato una campagna Free Patrick Zaki, ma a parlare in favore dell' attivista sono state anche star come Scarlett Johansson, che il 3 dicembre 2020 aveva lanciato un appello via social per sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema.
Il senato ha approvato la mozione che chiede che sia data la cittadinanza italiana a Patrick Zaki. Con 208 sì, nessun contrario e 33 astenuti (la compagine di Fratelli d' Italia), il responso è chiaro. Presente in aula anche la senatrice Liliana Segre: <c'è qualcosa nella storia di Patrick Zaki che prende in modo particolare, ed è ricordare quando un innocente è in prigione. Questo l'ho provato anch'io e sarò sempre presente, almeno spiritualmente quando si parla di libertà >.
La mozione è stata presentata dal senatore dem Francesco Verducci.
Nel test approvato si fa domanda al governo di chiedere alle autorità egiziane la liberazione dello studente, di attivarsi a livello europeo per la tutela dei diritti umani nei paesi dove persistono violazioni.
Ma in conferenza stampa il premier Draghi ha sottolineato come si tratti di <un' iniziativa parlamentare, il governo non è coinvolto al momento>.
La vicenda di Patrick Zaki ricorda quella di Giulio Regeni. In questi anni i signori Regeni non hanno mai smesso di chiedere al nostro governo giustizia per il loro figlio.



Ma come spiega Il Manifesto, Patrick e Giulio sono solo 2 dei 750 nomi imprigionati dal regime egiziano. Si stimano 62 imputati l'ora e un nuovo rapporto. I Giulio Regeni d'Egitto, svela che dal 2013, anno del golpe di al-Sisi, ci sono stati 1058 morti.
Il rapporto è uscito nel giorno in cui in Italia, la Procura di Roma dava conto della chiusura delle indagini sulla tortura e l'omicidio del giovane ricercatore italiano e dell'intenzione di chiedere il rinvio a giudizio per 4 agenti della National Security del Cairo. Come scrive Ascanio Celestini su Il Fatto Quotidiano, a fronte della similitudine dei casi, bisogna ricordare che <Giulio Regeni è morto, Patrick Zaki possiamo ancora salvarlo>.

 

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