venerdì 26 settembre 2025

Cassetto


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Un giorno aprii il cassetto del comò e vi trovai un vecchio giocattolo a molla , una mostruosità che era rimasta chiusa dentro quel cassetto per anni e nessuno l'aveva mai tolta da lì. La presi per gettarla via , ma all' ultimo minuto ci ripensai, e non la gettai più. E già!! Invece di gettarla la mirai e la rimirai, e mi vennero in mente dei ricordi. Dei ricordi lontani nel tempo, ma assai vividi. All' improvviso mi ritrovai nel periodo della mia infanzia, in vacanza con la mia famiglia. Eravamo al mare, in una spiaggia libera. La sabbia era fine e chiara, non c'era molta gente, anzi c'erano solo la mia famiglia e un'altra famiglia. Conoscevo l' altra famiglia, si trattava dei nostri vicini di casa. I signori Valli e la loro figlia Lucrezia. Io ero pazzo di Lucrezia, mi era sempre piaciuta. Improvvisamente Lucrezia si avvicina e mi chiede se voglio fare una passeggiata insieme a lei, e io accetto. E ci allontaniamo passeggiando. Non c'è nessuno e io ne approfitto, le prendo la mano e mi dichiaro: Lucrezia, mi piaci, mi sei sempre piaciuta... lei mi guarda negli occhi e... 
E poi... e poi il ricordo finisce così come era iniziato. Stavo nella mia stanza con in mano un mostruoso giocattolo a molla, e copiose lacrime mi scorrevano sulle guance. Mi girai su me stesso e buttai il giocattolo nel cestino della spazzatura.

Nonno Elpho

Scoperta, divertimento ed un po' di brivido (episodio 4)


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Fu così che Filippo scoprì per la prima volta, finora, nella sua breva vita, qualcosa di apparentemente strano ai suoi occhi, ma di super-divertentissimo perché di lì a poco, il nostro amico bruco...
Tale era la curiosità che suscitava in lui quella luccicante coltre bianca che, senza pensarci troppo, egli prese la rincorsa, e che rincorsa..., con tutte le sue mille ed uno zampe eeee... via a tutta velocità fino a che, quando giunse il momento, con tutta la forza che aveva nei suoi minuscoli piedini, fece un balzo per atterrare nella neve bianchissima, brillante come il sole e dura come... oooohhhhhhh... splash!
"Ma che è successo?! Dove sono finito?" - penso tra sé e sé Filippo "che freddo che fa qui!". 
Si guardò attorno spaesato e molto confuso per cercare di capire cosa caspita fosse successo, ma, con ennesimo stupore, non vide altro che bianco. Tutto attorno a lui era bianco! Un unico colore lo circondava da tutte le parti: davanti, dietro, a destra, a sinistra e pure in alto ed in basso.
"Dove mi trovo? Che cos'è questo posto? Perché qui tutto è bianco? E perché fa questo freddo? Aiutooo!"
E sì! Era finito esattamente dentro la neve. Essa infatti non era dura come lui aveva pensato prima di tuffarsi. Dura del resto come la superficie dove lui aveva sempre camminato. Scoprì quel giorno che la neve era bianca, fredda, ma anche morbida, perciò bisognava imparare a conoscerla ed a come camminarci sopra per non sprofondarci dentro come era successo esattamente a lui, il povero Filippo, al quale ne capitava sempre una. 
Dopo essersi schiarito le idee ed essere tornato in sé, in quello strano luogo in cui era, si mise a gridare con il suo linguaggio da bruco ma ben presto si rese conto che nessuno lo aveva sentito o poteva sentire la sua voce in quel luogo così nascosto e ovattato. (Ah, una cosa bimbi: il bruco Filippo ci tiene a dirvi che la parola "ovattato", che è una parola molto strana, significa che non ti fa sentire niente, cioè che la tua voce, anche se gridi forte forte, non si sente. Vi faccio un esempio. Il luogo ovattato è come se ci fosse una parete invisibile tutta intorno a te che impedisce alla tua voca di attraversarla, quindi chi si trova al di là non può sentirla). 
A quel punto Filippo, bruco giovane ma molto audace ed intelligente, pensò che per uscire da lì sotto doveva fare qualcosa con le sue uniche forze. Così cominciò a muovere tutte le sue zampine per cercare di trovare la via della salvezza. Inizialmente, non sapendo bene cosa fare, pur muovendosi velocemente, in preda al panico, non fece altro che rimanere fermo esattamente nel punto in cui si trovava. Ma lui era un bruco davvero ostinato e non si faceva affatto fermare dalla prima difficoltà. Ben presto infatti Filippo, con pazienza e grande sforzo, riuscì a spostarsi prima in avanti, poi verso l'alto. In quegli istanti, immerso nella neve, muovendosi, gli sembrò quasi di volare. Essa era così soffice che ben presto il nostro amico bruco si rese conto che riusciva a spostarsi e capì con intelligenza come farlo nel modo giusto per non sprofondare di nuovo giù. Continuando così la sua risalita verso la superficie e verso la salvezza, nonostante il freddo che continuava ad attanagliarlo (Ehi! Sono sempre io, Filippo! Devo dirti un segreto. "Attanagliare" vuol dire che c'è qualcosa che ti sta procurando una sensazione molto molto forte, di solito brutta, spiacevole e che non ha nessuna intenzione di lasciarti stare. Esempio: se il freddo ti attanaglia, significa che lui, il signor freddo, non ha nessunissima intenzione di andarsene e vuole rimanere insieme a te più tempo possibile). 
Scusami, continuo subito con il racconto. Stavo dicendo che Filippo, nonostante il grande freddo che continuava ad attanagliarlo, con sua grande sorpresa, scoprì che si stava divertendo. Dentro la neve gli sembrava proprio di volare e ben presto ci prese gusto.
Finalmente arrivò in superficie, mettendo fuori pian piano la sua testolina preceduta dalle antenne, quelle bellissime antenne rosse e nere, le quali iniziarono a brillare alla luce del sole, riflettendosi sulla neve. In quel momento subito si ricordò di quanta invidia esse facessero agli altri bruchi. soprattutto quelli cattivi e dispettosi. Pensò: "Guardate qua che belle antenne che ho! Guardate come luccicano! Vi piacciono? Beh, non le avrete! Sono soltanto mie!" 
Con questo fugace pensiero, si prese una breve rivincita su tutte le volte che i brucacci cattivi lo avevano trattato male.
Insomma, dal momento in cui scoprì inaspettatamente, a differenza dei primi istanti di paura, quanto gli piacesse stare nella neve, passò ben poco tempo fino a che Filippo, il bruco dalla mille risorse, pensò ad alta voce: "Quasi quasi mi rituffo!"
E fu così che egli si tuffò di nuovo, senza più paura, nel fantastico mondo di neve per divertirsi come mai aveva fatto prima...

White Cosmos

venerdì 19 settembre 2025

L'uomo senza un ma, ovvero l' incomunicabilità.


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Una volta c'era un uomo che viveva in un bosco nelle vicinanze di un piccolo paese. Quest' uomo aveva una piccola casetta, una bicocca, proprio al centro del bosco dove c'era una radura. Viveva lì da solo, e non si allontanava mai. A volte incontrava qualcuno che andava nel bosco a passeggiare o a raccogliere funghi, e lo salutava e gli parlava pure, ma lui non rispondeva mai. Ma non era stato sempre così. Infatti aveva abitato per molti anni in una città, aveva avuto amici, una fidanzata, un lavoro presso una società di spedizioni, e gli piaceva giocare a calcetto. Finché un giorno si accorse di non riuscire a dire la parola "ma". Per quanto si sforzasse di dire "ma", non ci riusciva. Era incredibile ! Ma era così! L'uomo cercava in tutti i modi di vincere questo suo deficit(limite), ma senza successo. Per lui era diventata un'ossessione riuscire a pronunciare la parola "ma", non riusciva a pensare ad altro, non riusciva a fare niente. La cosa lo faceva soffrire in modo indicibile (terribilmente). E proprio nel bosco, un giorno incontra un illustre medico che stava passeggiando. Il dr lo saluta, si presenta, ma l'altro non risponde. Allora il dr si avvicina per osservarlo meglio, incuriosito. Buongiorno, buon uomo, vive qui? Nessuna risposta. Allora il dr prova in Inglese, poi in tedesco, in spagnolo, in russo, in francese, ma non riceve nessuna risposta. Il dr un po' scocciato prova di nuovo e accompagna le parole con gesti esplicativi. Non mi capisce? Nessuna risposta. E neanche un gesto. Nulla. Il dr spazientito se ne va. L'uomo senza un "ma" torna alle sue faccende quotidiane come se nulla fosse accaduto e se non avesse incontrato nessuno, ma sempre con l'idea fissa che doveva riuscire a dire un "ma". 

Nonno Elpho

Indovinello


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Ha come madre la paura, suoi fratelli e sorelle sono l'odio, l'ignoranza, il pregiudizio, e l'emarginazione. Non ha figli, ma tutti siamo suoi seguaci!! Chi è?? La risposta è semplice, forse ... . Naturalmente sto parlando dello stigma che non ha padre, perché ha troppi probabili padri, e nessuno di loro l'ha riconosciuta come figlia. Ha tanti fratelli e sorelle io ne ho citati solo alcuni. Ma non ha figli , è sterile, ma in compenso siamo tutti suoi seguaci. E già!! Il signor Erving Goffman scrisse un saggio dal titolo :"stigma- identità negata", se volete leggerlo in pdf questo è il link : https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&opi=89978449&url=https://www.studocu.com/it/book/stigma/erving-goffman/45673&ved=2ahUKEwi32vqipaOOAxU9hP0HHaMyL_MQFnoECFIQAQ&usg=AOvVaw2aL1bNJ8ovd3erMlq4H60t , una lettura interessante indubbiamente, ma mi permetto di dissentire quando Goffman dice che le persone che discriminano gli altri sono tutte quelle persone definite "normali" dalla società. In questo secondo me sbaglia, perché ciò che dice è vero ma riduttivo, in realtà lo stigma "appartiene" a tutti, anzi la discriminazione la facciamo tutti, sia i "normali" che quelli non "normali". Tutti noi discriminiamo gli altri e noi stessi. E già!!! Siamo tutti seguaci dello stigma e per alcuni è proprio lo stigma che rende la malattia mentale, una malattia incurabile. Perché impedisce il ritorno dei malati in società, la loro reintegrazione nella società in cui viviamo diventa impossibile, e li costringe(volenti o nolenti) , ai margini della società, a vivere da emarginati. P.S. Stigma=marchio. Cioè discriminazione basata sul pregiudizio per le persone malate di mente, e che ne determina il rifiuto, l'esclusione, e aggiungo io, la dannazione eterna. 

Nonno Elpho

Andrea Tabacco e l'apocalisse degli zombies!


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Benzombati e benzombate a tutte e a tutti dal vostro redivivo Fantozzi ragionier Ugo! Oggi sono qui per raccontarvi di un altro viaggiatore del tempo che è recentemente comparso su tik tok. Voi credete ai viaggi del tempo? Immagino di no, ma in ogni caso io vi racconto lo stesso questa storia qua. Andrea Tabacco dice di venire dal futuro, non specifica l'anno, e dice che nel futuro tutto quello che poteva andare storto, è, per l'appunto, andato storto. Dice che nei prossimi anni l'umanità diventerà terribilmente dipendente dai sistemi di realtà virtuale e dall'intelligenza artificiale, dipendenza che un po' si vede già oggi, dato che non sappiamo stare senza gli smartphones nemmeno 5 minuti... Non è facile scrivere un articolo su questo ragazzo, me ne rendo conto proprio adesso, perché è un argomento ai confini della realtà, comunque lui dice che è tornato in questa epoca per avvertirci che in futuro ci sarà... l'apocalisse degli zombies! Poi però non è ben chiaro cosa lui intenda per zombies, accenna a persone che si risvegliano in massa, ma si risvegliano zombate; dice che gli zombies saranno anche la conseguenza della dipendenza di massa dai sistemi di realtà virtuale; le persone già adesso si stanno avviando a vivere delle vite virtuali e questo in futuro sarà un fenomeno molto più accentuato. Poi Andrea Tabacco dice anche che nel futuro i sistemi di realtà virtuale ad un certo punto collasseranno; dice che di fronte al fenomeno dello zombismo di massa le intelligenze artificiali sceglieranno di lasciare il pianeta, e che i computer verranno distrutti; la distruzione di tutti i computer causerà una sorta di nuovo medioevo, siccome nel frattempo tutti i libri saranno stati trasformati in libri elettronici, e l'umanità così sarà privata di ogni memoria storica, perché prima dell'apocalisse zombies tutti i documenti erano stati digitalizzati... Poi questo ragazzo parla anche di esperimenti genetici, di un certo "Dottor No", un esperto di bioingegneria che viene chiamato così perché ogni volta che ha un'idea a tutti viene da rispondere "dottore, no...". Questo Dottor No creerà nuove razze di animali e di piante, farà degli esperimenti al limite dell'etica, e insomma il mondo che ci descrive questo ragazzo è un po' strano, chi vuole ci può credere o non credere, e insomma questo è quanto...


Fantozzi ragionier Ugo

Letargo

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Il letargo è alle porte. E I malesseri, l'insonnia, l'irregolarità dell'appetito anche. Vi ricordate quel post sull'altalena? Ecco è scesa e per quanto io, le mie paure e le mie insicurezze stiamo spingendo forte, non ne vuole sapere di muoversi. Come fosse legata a un blocco di tristezza. Ma non sarò impreparato. Non mi coglierà di sorpresa. Ho già preso un giubbetto antiproiettile per le parole che faranno più male, un sacchetto di ossigeno per le mancanze d'aria, un blocchetto di giustificazioni per autoconvincermi che sono più forte e avvisato tuuuuuuuutti i miei lati terapeutici. Anche se poi le parole colpiranno nei punti scoperti i miei lati terapeutici mi diranno che non possono fare molto e....lascerò il blocchetto sopra un comodino che non guarderà nessuno. Dov'è andato il mio sacchetto d'ossigeno?Il blocco di tristezza si farà sempre più pesante ma...come dico sempre io....si risalirà nonostante tutto...e tornerò di nuovo a respirare......

Buio Totale