Nei primi anni duemila in Italia si è registrata un’ accelerazione dell’ immigrazione, concentrata nelle aree urbane economicamente più forti del Paese. La regolarizzazione degli immigrati, introdotta nel 2002 con la legge Bossi-Fini, insieme all’ ingresso di Romania e Bulgaria nell’ Unione Europea, ha fatto aumentare vertiginosamente i permessi di soggiorno in Italia. Nel solo decennio 2005-2014 i residenti stranieri regolari in Italia sono cresciuti di 3,2 milioni di unità grazie alla regolarizzazione e alle acquisizioni di cittadinanza. Si tratta di un’ esperienza simile a quella registratata contemporaneamente in Spagna e a quella vissuta precedentemente da Francia e Germania. Dopo l’ incremento dovuto alle regolarizzazioni osservato nei primi anni 2000, gli ingressi all’ estero hanno hanno avuto una battuta d’arresto. Dal 2015 al 2017 le immigrazioni sono tornate ad aumentare per via dei flussi provenienti dai Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, caratterizzati prevalentemente da cittadini in cerca di accoglienza per asilo e protezione umanitaria. Purtroppo dal 2018 ad oggi le immigrazioni sono tornate ad aumentare. Nel 2021 i conflitti hanno unito i propri effetti devastanti a quelli dell’ emergenza climatica e della pandemia da covid-19, rendenndo inabitali aree sempre più vaste aree del pianeta.
Nel 2021 in Italia sono arrivati soprattutto migranti provenienti dai Paesi più colpiti da siccità, alluvioni e dalla pressione de cambiamento climatico, ai quali non viene riconosciuto lo status di rifugiato. Tra i primi Paesi d’ origine troviamo: Tunisia, Egitto, Bangladesh, Afghanistan, Siria, Costa d’ Avorio, Eritrea, Guinea, Pakistan e Iran. Tutti Paesi dipendenti dal grano russo e ucraino e aree del mondo allo stremo per la siccità intervallata da alluvioni, per l’innalzamento delle temperature medie e per le conseguenti carestie che stanno affamando decine di milioni di persone.
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