Alla mostra su Bob Dylan al Maxii, devo ammettere, sono rimasto decisamente sorpreso. Non mi aspettavo, anzi diciamo che non lo sapevo proprio, che il signor Dylan fosse non solo un musicista e un cantante, ma un' artista assolutamente eclettico. A tutto tondo. Quel che ho trovato insomma, non è stato soltanto ciò che riguarda l' ambito musicale, che già sapevo, e sicuramente anche il più noto, ovvero il genere, anzi i generi che lui ha fatto propri e condivisi con il resto del mondo: il rock, il country e il blues, generei che spesso sono interconnessi. Il suo è uno spettro artistico che tocca molti altri campi. La pittura, ad esempio, in cui si vede chiaramente il progresso che ha fatto nel corso degli anni, il miglioramento nella tecnica e nell' esecuzione, partendo da un disegno con linee semplici, essenziali fino ad arrivare ad affinare tutto quanto, nella pennellata e nell' uso del colore, a volte veramente affascinante. Un esempio si può ritrovare nell' opera in cui viene rappresentato un paesaggio dell' America del nord, un' America selvaggia, un deserto roccioso con una lunga e stretta strada isolata, circondata dal nulla a aprte sabbia e rocce. Il tutto realizzato in un' atmosfera infuocata, con il sole che da un punto lontano davanti all' osservatore, illumina tutto, trasportandolo direttamente nei luoghi rappresentati, ispirando anche un grande senso di libertà. E guardandola ho capito che non poteva essere altrimenti. Un' opera davvero intensa ed affascinante. E intensa anche per il forte uso di colori caldi, anzi diciamo per l' appunto, infuocati, come il rosso, l' arancione e il giallo.
Non posso poi dimenticare di dire di aver viaggiato per un po' con la mente in un gran deserto americano. Essa, l'arte pittorica di Dylan, è stata sicuramente la sorpresa più grande che ho trovato alla mostra.
Poi ci sono anche le opere realizzate con il ferro, principalmente con parti di meccanismi ed ingranaggi già esistenti ed assemblati insieme formando l'opera. Però devo dire che invece, in questo campo artistico sperimentato da Dylan, del quale comunque non posso non apprezzare il tentaativo, egli non ha, a mio avvviso, dato il meglio di se.
Ma sono sicuro che comunque altri non siano d'accordo con me. E sinceramente lo spero. Di queste opere ne erano esposte poche, ma non saprei dire se, perché ne ha realizzate proprio poche o perché magari invece si è pensato o si sa già che non piacciano molto al pubblico amante dell'arte.
In conclusione, apparte una canzone di Dylan che era messa in loop all'interno del museo e che sinceramente è bastato poco prima che diventasse come un martello che ci picchiava duro sulla testa, fino a rintronarci, la mostra mi è piaciuta e sono stato felice di essere rimasto sorpreso delle grandi capacità di questo artista.
White Cosmos
Nessun commento:
Posta un commento