venerdì 9 novembre 2018

Lettera dalla comunità



È così! Sempre uguale: ogni due mesi scatta come una sentenza il contrato terapeutico. Altro non è che un elenco di doveri e di obblighi (percorribili nell'arco di due mesi), che la sottoscritta dovrà sostenere durante la permanenza nell'alloggio attuale, cioè la "Comunità". Gli obblighi comprendono : 
1)l'ordine dell'alloggio;
2)fare la colazione, pranzo e cena negli orari stabiliti;
3)partecipare alle riunioni e ai laboratori della comunità;
4)prendere la terapia all'orario previsto.  
Tutto questo aiuta ad avere una disciplina più rigorosa a livello di carattere e personalità e se anche è difficile seguire le regole per lunghi periodi, penso che sia corretto. Il contratto prevede anche come occupare il tempo libero con i miei hobby e si decidono i giorni, la fascia oraria degli impegni che devo rispettare. Ogni volta è un traguardo da raggiungere ed è difficile aspettare indifferenti. L'attesa prende mente e corpo e forma una leggera frenesia; non parlo di "ansia da pasticca", ma è come se si dovesse decidere una parte importante della tua vita, in fondo è così perché di questo si tratta. Cioè di come trarre il maggior profitto dall'utilizzo del tempo della vita che vivi in questo posto. Ma a volte è penoso, molto penoso perché sai che non dipende da te, che è tutto deciso dai dottori e dall'equipe che ti segue e a volte mi sembra di non avere voce in capitolo. Poi capisci che ogni cosa che viene decisa è il risultato del tuo comportamento delle settimane precedenti e così ti applichi al meglio affinchè il prossimo contratto sia migliore. E il tempo va avanti e passano due anni, dopo di che loro decidono se puoi uscire e tornare a casa tua, o finire in un altro posto simile a questo. E sai che tutto è dipeso dal tuo percorso nell'ambito che condividi con le altre persone come te e che tutto dipende dal tuo impegno, salvo incidenti occasionali dove devi dimostrare di sapertela cavare.

Anonimo  

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