Al tempo di Trump e di Kim Jong-un questa memorabile pellicola cult ci strappa un sorriso a denti stretti e una grassa risata per la magistrale interpretazione di Chaplin. Mirabile la scena in cui Chaplin omaggia di medaglie il suo sottoposto, per poi poco dopo strappargli le spalline e il petto di tutto il medagliere a causa del malfunzionamento dell'arma finale, che egli diceva di aver trovato ma che in effetti si rivelava una patacca.
Un capolavoro, l'imitazione della lingua tedesca nel momento in cui
il dittatore elogia il suo sottoposto in modi altisonanti che fanno il verso al tono e al culto della propaganda razzista dell'uomo superiore. Sono le stesse parole e la fonetica di Chaplin a visualizzare quello che in Hitler emerge come discorso assolutamente divinizzante ma che in Chaplin riesce ad essere rappresentato in maniera satirica. Quindi l'invasamento tipico dei discorsi di Hitler nella maschera di Chaplin si tingono di ironia non sempre leggera, spesso grave e amara. L'inquietudine che si vive quando Chaplin fa il discorso del Führer che si è arrabbiato e che scarica nella foga, apparentemente eloquente, tutta la sua violenza, resta una delle pagine di cinematografia in cui la rappresentazione del terrore e del terrifico parla la lingua della sua attualizzazione definitiva.
Indimenticabile il pezzo in cui Chaplin gioca a palla col mappamondo gonfiabile.
Ci viene da dire che forse un film da oscar come"la vita e' bella" di Benigni attinge all'operazione di metamorfosi satirica inaugurata da Chaplin che ci insegna come dall'orrore imposto e propagandato non si possa fuggire se non con l'esercizio di una sana ironia.
Voto10
staff cinema
Nessun commento:
Posta un commento