venerdì 4 settembre 2020

Il film "Whiplash" e la disciplina del jazzista



 Io, ovvero mr. Fantozzi ragionier Ugo, sono finito per ragioni complicate che non sto a spiegarvi, in un'odissea fantozziana del jazz, in un delirio di ore passate ogni giorno al pianoforte con lo scopo di trasformare me stesso da pianista rockettaro ad essere anche un pianista jazz, ed in questo articolo vi voglio raccontare le difficoltà che sto incontrando e le piccole e gustose scoperte che sto facendo. Dunque, noi del gruppo cinema del centro diurno abbiamo visto qualche mese fa il film "Whiplash", film che narra una situazione simile a quella mia, cioè la storia di un batterista ed i sacrifici e la rigida disciplina che deve imporsi per essere un batterista jazz, e per giunta il suo insegnante è severissimo e gli tira addosso degli oggetti se lui non va a tempo. Ecco, io sono finito in una situazione simile e accanto a me è come se ci fosse il severo insegnante di Whiplash anche se nella realtà non c'è nessuno.  Anzi uno veramente c'è, un maestro di musica che ho trovato su youtube, un certo Tino Carugati, che a quanto pare è l'unico maestro jazz che va bene per me. e dico questo perché ne ho già provati alcuni in passato e succedeva sempre la stessa cosa, cioè mi cacciavano via non appena si rendevano conto di come io tocco il pianoforte e del colore armonico che mi viene spontaneo, un colore "proibito" pure per loro. Dunque, per prima cosa il rockettaro che vuole imparare il jazz deve apprendere il ritmo "swing", ovvero il jazz è fatto con le terzine, terzine che sono il superamento del classico ritmo binario un - due, un - due, del rock. Le terzine invece sono fatte di tre elementi, un tempo forte e due deboli, cioè un battere e due levare.inoltre , il tempo swing ti costringe a suonare le note e gli accordi sul primo e terzo elemento della terzina, facendo venire fuori così il classico ritmo "dondolante" swing ta ta - pausa - ta ta pausa - ta ta  pausa, ecc. La magia del jazz suppongo che sia il colore rosso dell'armonia che si ottiene collegando note e accordi sul terzo elemento della terzina. Inoltre sto anche studiando l'improvvisazione jazz, e vengo dal rock dove l'improvvisazione è molto "facile" siccome in teoria basta suona le sette note della scale nella tonalità della canzone, per tutta la canzone, e per i rockettari basterebbe questo, ma in realtà non è proprio così, e vi spiego il perché tra poco. Nel jazz invece ogni accordo si cambia scala per improvvisare e c'è una varietà molto maggiore di accordi rispetto al rock, e per ogni tipo di accordo bisogna imparare la scala (o le scale) che ci stanno bene insieme. Questo si chiama teoria della scala/accordo. Ma ti facilita il compito di "scala consonante". Una scala si dice scala consonante se, per prima cosa, contiene le quattro note dell'accordo e se, per seconda cosa, le altre tre note stanno a distanza di tono di un tono intero dalle prime quattro. Questo perché a distanza di semitono stridono troppo. Ma, tornando al rock, questa si riflette pure su di loro, per esempio anche il classico rockettaro che utilizza solo accordi maggiori e minori si trova alla lunga di fronte a un problema, cioè che sopra l'accordo maggiore la scala delle classiche sette note non ci sta proprio bene bene, c'è la quarta nota della scala che cozza con la terza maggiore dell'accordo, quindi invece di usare la solita scala maggiore per improvvisare servirebbe usare la scala lidia, cioè la stessa scala con un diesis sulla quarta. Questa è la ragione perchè alcuni famosi musicisti rock sono diventati tali (come Lucio Dalla) dopo che sono passati anche per la scuola del jazz.

Fantozzi Rag. Ugo




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